L’azienda californiana è stata nuovamente denunciata da alcuni ex dipendenti licenziati da Elon Musk. Twitter non avrebbe coperto i costi dell’arbitrato, la procedura di risoluzione della controversia in alternativa alla tradizionale causa legale. La denuncia è stata presentata il 3 luglio presso il tribunale della California.
Denuncia da circa 2.000 ex dipendenti
Come è noto, Elon Musk ha deciso di tagliare i costi avviando licenziamenti di massa. Ciò avvenuto in fasi successive per un totale di circa l’80% della forza lavoro. Alcuni ex dipendenti avevano denunciato Twitter per varie azioni illegali, tra cui insufficiente preavviso, mancato pagamento della buonuscita e discriminazione in base a sesso, razza, età e disabilità.
L’azienda californiana aveva obbligato gli ex dipendenti ad utilizzare la procedura dell’arbitrato tramite JAMS, invece di avviare una class action. Ogni dipendente deve pagare a JAMS una parcella di circa 2.000 dollari, mentre il resto è a carico del datore di lavoro (Twitter in questo caso). All’inizio di giugno, l’azienda californiana ha comunicato a JAMS che le spese dell’arbitrato devono essere ripartite in parti uguali.
Gli ex dipendenti avevano quindi due alternative: rinunciare all’arbitrato oppure pagare una parcella decisamente più elevata (gli avvocati di JAMS chiedono fino a 15.000 dollari al giorno). Tra l’altro l’arbitrato è un accordo sfavorevole rispetto all’eventuale procedimento giudiziario. Circa 2.000 ex dipendenti hanno quindi denunciato Twitter per non aver pagato le spese dell’arbitrato che la stessa azienda aveva imposto.
Shannon Liss-Riordan, uno degli avvocati che difendono gli ex dipendenti, ha dichiarato:
Il motivo per cui abbiamo dovuto presentare quasi 2.000 singole richieste di arbitrato è perché Twitter ci ha costretti a farlo. Ora che ha preparato il suo letto, non vuole sdraiarsi.