Una dose eccessiva di epiteti offensivi, con “pesanti allusioni fisiche a presunti rifacimenti estetici”. La popolare conduttrice RAI Paola Ferrari – volto di punta nella trasmissione Stadio Europa che ha accompagnato gli italiani nel corso dell’ultimo torneo di calcio in Polonia e Ucraina – ha deciso di querelare la piattaforma di microblogging Twitter per diffamazione .
I dettagli della causa sono attualmente vaghi. Non è chiaro se la conduttrice sportiva abbia denunciato i responsabili di Twitter o gli utenti che l’avrebbero offesa cinguettando . Così come non è stato quantificato il “maxi-risarcimento” che – se ottenuto – andrebbe devoluto totalmente alle famiglie delle vittime del terribile terremoto che ha devastato l’Emilia-Romagna.
“Lavoro nel giornalismo da più di 30 anni e da 20 in RAI – avrebbe detto Paola Ferrari a Klaus Davi nel suo programma YouTube Klauscondicio – e ho sempre accettato le critiche, anche quelle più dure e a mio avviso immotivate, ben sapendo che fanno parte del gioco. Tuttavia con questo atto voglio dire un no chiaro! Il web non può diventare solo una bacheca della diffamazione anonima, dell’insinuazione volgare e del razzismo solo perchè nel web c’è la libertà di espressione”.
A far saltare i nervi alla conduttrice una valanga di tweet postati dagli utenti nel corso dell’ultima competizione calcistica europea . Con allusioni reiterate ai suoi ritocchi estetici che l’avrebbero resa “giovane come una Barbie”. “Non è giusto usare la Rete e i social network per insultare le persone – ha continuato – senza la possibilità di un contraddittorio, e questo accade soprattutto con Twitter”.
Sempre nel corso dell’intervista rilasciata a Klaus Davi, Paola Ferrari si è detta d’accordo con la norma di legge relativa all’obbligo di rettifica per i siti Web come previsto nel DL Intercettazioni . “La mia sarà una battaglia per una informazione più civile che si basa su una semplice regola: sì e sempre alla libertà di critica, ma no alla libertà d’insulto e di diffamazione vigliacca e, soprattutto, anonima”.
Immediata la reazione degli stessi utenti di Twitter, che hanno varato l’hashtag #QuerelaConPaola per postare battute dissacranti. “Se alla fermata del tram scrivo col pennarello frasi contro di te quereli l’Atm?”, si chiede a caldo un utente di Milano. “Pare che John Belushi in chiesa nei Blues Brothers non abbia visto la luce ma #PaolaFerrari alla prima comunione”, scherza un altro iscritto al social network.
Nel delicato rapporto tra piattaforme digitali e volti dello spettacolo, casi del genere si contano a decine. Da Vasco Rossi e la sua pagina su Nonciclopedia al sindaco di Firenze Matteo Renzi, che aveva minacciato di querelare gli utenti Twitter per un presunto finanziamento ottenuto dal tesoriere della Margherita Luigi Lusi. Oltre ai casi internazionali degli attori Hugh Grant e Zhang Ziy.
Mauro Vecchio