Migliaia di tweet ogni ora potrebbero provenire solamente da un immenso stormo di tecno-fringuelli. Invece no, uno studio effettuato dalla Harvard Business School riporta i numeri di Tweeter ad una proporzione terrestre : la stragrande maggioranza degli account rimarrebbe inutilizzata, lasciando il compito di riempire il flusso di pensieri telematico ad un numero ristretto di utenti. Un rappresentanza piuttosto esigua che corrisponde solo al 10 per cento della nidiata.
La ricerca è stata condotta lo scorso maggio su un campione di circa 300mila account. La metà di questi pubblica meno di un messaggio ogni tre giorni mentre una buona percentuale, pur possedendo un proprio account, non usa affatto il servizio di nanoblogging. Come tutti i social network Twitter sta attraversando un periodo di forte crescita, causata anche dall’hype mediatico creatosi intorno all’argomento, ma come per Facebook, MySpace e tanti altri dopo l’entusiasmo iniziale fatto di cinguettii sempre aggiornati l’interesse per il giochino tende a calare, fino all’abbandono.
Viene evidenziato poi come Twitter ricalchi un modello riconducibile a quello su cui si basa Wikipedia : pochi fiddler che contribuiscono all’espansione della mole di dati e tanti, tantissimi fruitori che però non intervengono in maniera attiva. Ciò significa che Twitter “assuma più le sembianze di un servizio monodirezionale, da uno a tanti, piuttosto che quelle di un sistema di comunicazione andata e ritorno”.
I due ricercatori di Harvard Bill Heil e Mikolaj Piskorski hanno inoltre rilevato che l’80 per cento degli utenti campione segue o e seguito da almeno un altra persona. Questo dato se paragonato ad altri social network rivela, secondo Heil e Piskorski, che su Twitter la percentuale di utilizzatori capaci è maggiore .
In seguito è stata condotta una ulteriore rilevazione su un numero di utenti più piccolo: 40mila nickname attraverso cui è stato possibile estrapolare ulteriori dati statistici. Ne è venuto fuori che, nonostante siano in minoranza, in media gli uomini hanno più follower rispetto alle donne e sono più portati a seguire altri uomini piuttosto che utenze femminili, le quali a loro volta sembrano molto più disposte ad intrecciare legami con utenti uomini.
Tuttavia quelli di Harvard non sono gli unici accademici ad essersi occupati di Twitter, infatti il professor Richard Wiseman , docente in un ateneo dell’Hertfordshire, sta a tutt’oggi effettuando un esperimento che coinvolge proprio chi usa Twitter: una volta raggiunta una località, l’accademico chiederà ai suoi follower di tentare di “visualizzare” (grazie ai propri poteri psichici) dove si trova. Trascorsi trenta minuti, invierà cinque fotografie (di cui una sola autentica) per avviare un’altra mezz’ora di discussione. Se la maggioranza individuerà l’esatta posizione di Wiseman, allora verrà presunta la concreta possibilità dell’esistenza di un potere paranormale fin qui soltanto ipotizzato.
Attualmente l’esperimento è giunto al secondo stadio , e per lo scienziato se si riuscisse ad arrivare almeno 10mila partecipanti in grado di indovinare la sua locazione si potrebbe costituire una prova tangibile dell’esistenza di una comune percezione extrasensoriale : “Oltre ad essere il primo esperimento scientifico svolto grazie a Twitter – spiega Wiseman – penso che possa essere anche il test più significativo mai effettuato sulla visione a distanza “.
In realtà Twitter era già stato usato altre volte per scopi scientifici : un ricercatore americano aveva perfezionato poco tempo un fa un sistema per cinguettare con il pensiero , mentre nel 2008 aveva fatto parte di un progetto dell’Università di Washington.
Giorgio Pontico