Qual è l’atteggiamento di Twitter nei confronti degli attacchi d’odio che subiscono quotidianamente i suoi utenti? Li protegge? E come? La piattaforma, a quanto pare, non reagisce sempre allo stesso modo. Ci sarebbero stati infatti casi in cui Twitter avrebbe adottato pesi e misure differenti.
Secondo una recente indagine di Buzzfeed , l’anno scorso, durante l’#AskPOTUS, una sessione di domande e risposte con Barack Obama, Dick Costolo – all’epoca CEO della società – avrebbe chiesto ad alcuni dipendenti di sviluppare un algoritmo in grado di filtrare tutte le conversazioni contenenti un linguaggio non consono all’occasione. Durante la sessione di chat la task force segreta avrebbe persino attuato una moderazione manuale dei tweet , come ulteriore manovra di supporto live alle attività dell’algoritmo. Per di più Costolo avrebbe tenuto nascosta tutta l’operazione ad altri dirigenti della compagnia, nel timore che non fossero d’accordo con la sua iniziativa, persone che probabilmente la pensavano in modo diverso sulla questione dei troll e della libertà di parola.
Stando a quanto riportato da un’altra fonte a cui l’articolo fa riferimento, un’operazione simile sarebbe stata messa in piedi da Costolo anche per la sessione di domande e risposte con l’ex-atleta transessuale Caitlyn Jenner , personaggio ben noto alle TV statunitensi. Due casi eclatanti, insomma, che dimostrerebbero l’intervento della piattaforma solo per casi specialissimi e in difesa di utenti VIP. Come possono difendersi invece tutti gli altri utenti – per lo più comuni – in quelle centinaia di casi in cui sono bersaglio di attacchi personali?
L’articolo che Charlie Warzel ha scritto per Buzzfeed appare come un lungo atto d’accusa, contiene un dettagliato excursus degli ultimi (nonché primi) 10 anni di vita di Twitter che – oltre a riportare l’operazione di moderazione sotterranea in incognito, avvenuta per le Q&A di Barack Obama e Caitlyn Jenner – sembra essere intenzionato a descrivere i vari problemi che la piattaforma ha dovuto affrontare dal punto di vista dell’odio, dei troll, del razzismo e degli attacchi verso donne e minoranze.
Per mettere a fuoco la situazione sono stati chiamati in causa, in qualità di fonte informata, diversi ex dipendenti di alto grado dell’azienda. Il quadro delineato non è dei più idilliaci: secondo Buzzfeed , il consiglio di amministrazione di Twitter non avrebbe considerato questo come uno dei principali problemi da affrontare, in particolar modo dopo l’offerta pubblica d’acquisto e la relativa quotazione della società. Da quel momento in poi l’obiettivo principale da perseguire sembra essere diventato l’aumento del valore dell’azienda. Ad alcuni potrebbe sembrare lecito, ad altri meno. Comunque sia, nell’articolo i dirigenti di Twitter sono accusati di essere interessati solo ad aumentare il numero degli utenti sulla piattaforma o quantomeno a non far scappare quelli già registrati; inoltre le accuse di Buzzfeed vanno anche sul personale: la questione “odio, attacchi e abusi” sembrerebbe essere stata presa da tempo sotto gamba, in quanto nessuno dei dirigenti avrebbe mai fatto esperienza personale di questo problema. Il sito arriva ad insinuare anche che i problemi delle donne e delle minoranze sulla piattaforma non sarebbero stati presi sul serio in considerazione dal momento che gran parte del board è formato da uomini caucasici.
Anche volendo tralasciare queste accuse, il problema dell’odio dilagante su Twitter è concreto ma non certo recente. Da tempo la piattaforma è combattuta tra due posizioni pressoché agli antipodi: da una parte si atteggia a strenuo difensore della libertà di parola online, mentre dall’altra deve fare i conti con una situazione per molti divenuta ormai insostenibile, una specie di bug – non tecnico ma sociale – che riguarda la sicurezza dei suoi utenti e che andrebbe risolto quanto prima. Le minacce e i tweet di odio verso alcune categorie di utenti sono purtroppo all’ordine del giorno. In alcuni casi Twitter è dovuta intervenire: il mese scorso, ad esempio, il giornalista Milo Yiannopoulos (@Nero) è stato bannato permanentemente dalla piattaforma poiché ritenuto il mandante e il coordinatore di un attacco di gruppo a Leslie Jones, una delle protagoniste del reboot del film Ghostbusters. Ma si ha sempre l’impressione che si tratti di interventi specifici, mirati a mettere una toppa lì dove si presenta una falla. Lo scorso aprile il nuovo CEO Jack Dorsey e i suoi hanno fatto una specie di upgrade alla piattaforma, ossia hanno modificato le sue condizioni di utilizzo per cercare di mettere un freno ai troll , estendendo persino la definizione di “contenuti violenti”, eppure per il momento questa iniziativa non sembra aver conseguito grossi risultati.
1/ Total nonsense and laughably false as anybody who would speak on the record would tell you. Absurd.
Not even going to link to it.
– dick costolo (@dickc) 11 agosto 2016
2/ shows a lack of understanding of the very basics of how trust and safety works at Twitter. Sensationalist nonsense.
– dick costolo (@dickc) 11 agosto 2016
La risposta ufficiale di Twitter alle accuse lanciate da Buzzfeed non è ovviamente mancata, anzi è arrivata usando la stessa piattaforma. Qualche ora dopo la pubblicazione dell’articolo, Costolo ha scritto un paio di tweet in sua difesa rimandando le accuse al mittente. Quanto scritto da Buzzfeed non risponderebbe a verità: a suo dire, nessuno comunque si azzarderebbe a dichiararlo ufficialmente o a farsi registrare mentre lo afferma. In seguito anche l’azienda ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in merito alla questione : Twitter afferma di essere stata contattata solo la sera in cui è stato pubblicato l’articolo – giovedì 11 agosto – e di non aver potuto visionare il pezzo prima della messa online; nell’articolo poi ci sarebbero parecchie imprecisioni e ritratti inclementi delle persone coinvolte. Piuttosto che ribattere punto su punto alle accuse, l’azienda si dice intenzionata a continuare con serietà e determinazione il lavoro per rendere la piattaforma un posto più sicuro. Per di più sembra che tra non molto ci saranno proprio degli update su questa delicata questione che riguarda la sicurezza degli utenti.
Twitter did not respond to us until last night. It did not ask for more time to do so and declined to chat on phone. https://t.co/CujIz1MSkm
– John Paczkowski (@JohnPaczkowski) 11 agosto 2016
A queste dichiarazioni Buzzfeed ha ribattuto puntualizzando le tempistiche e le modalità di contatto con l’azienda. La sera stessa John Paczkowski – il suo managing editor (leggi: direttore) – ha scritto un tweet in cui dichiara che Twitter non ha risposto alle loro richieste di chiarimento sino alla sera prima, non ha chiesto ulteriore tempo per fornire una risposta e si è persino rifiutata di parlare della questione al telefono.
Nicola Bruno