Il Dipartimento di Stato americano ha ordinato ai vertici di Twitter di rimandare di qualche ora la manutenzione del sito, il cui svolgimento avrebbe tarpato le ali dei nanoblogger iraniani la cui opera di informazione si sta rivelando sempre più irrinunciabile.
Ieri, mentre a Teheran infuriava la protesta, a San Francisco, nido di Twitter, era stato programmato un upgrade la cui implementazione avrebbe costretto tutti i tecno-fringuelli al silenzio per almeno un’ora: una porzione di tempo enorme in un contesto come quello iraniano.
Biz Stone , co-fondantore di Twitter, ha confermato sul blog ufficiale di aver riprogrammato l’upgrade alle 14:00 ora statunitense, l’una e mezza del mattino in Iran. Tuttavia Stone non ha menzionato di aver ricevuto pressioni dal governo USA nel posticipare la manutenzione.
Non vi è ormai dubbio che Twitter stia svolgendo un ruolo da protagonista nel veicolare sulla Rete ciò che sta accadendo in Iran dopo che gli oppositori del presidente Ahmadinejad erano scesi in strada accusandolo di aver falsato i risultati elettorali, che lo avevano confermato nella sua carica per altri quattro anni.
Ben consapevoli della popolarità di Twitter i Pasdaran, le guardie della rivoluzione, avrebbero intimato ai blogger locali di eliminare contenuti giudicati lesivi dell’integrità dello stato . (G.P.)