L’ultimo tassello della strategia autarchica di Twitter si chiama “Twitter Certified Produtcs Program”: si tratta di una sorta di vetrina attraverso cui il servizio mette in luce le app da esso approvate, distinguendole dalle altre con un marchio di garanzia.
Tutti gli sviluppatori che non rientreranno nelle sue grazie, insomma, oltre ad avere difficoltà nell’accedere ai suoi dati e alle API, saranno esclusi dal programma di certificazione.
Per cercare di monetizzare il suo successo di pubblico e controllare i dati che passano sulla sua piattaforma, infatti, Twitter ha prima cambiato le API e in particolare l’accesso al flusso dei cinguettii e poi iniziato la strategia di accentramento anche dal punto di vista della visibilità attraverso la rimozione dai tweet dell’indicazione relativa all’app di provenienza, il piccolo messaggio che sottolineava la composizione dei tweet tramite canali alternativi alla pagina Web.
Con “Certified Produtcs Program”, ora, Twitter fa passare gli sviluppatori terzi attraverso un programma per ottenere un certificato d’approvazione che evidentemente escluderà le applicazioni in attrito con il suo recente cambio di linee guida contrario a client e utilizzi che incanalano il flusso di tweet.
Se il bastone è evidente per tutte quelle app che non verranno certificate, per le altre la carota è rappresentata dalla visibilità che la nuova piattaforma promette di garantire.
Il tecnofringuello prevede esplicitamente app per l’analisi dei flussi dei tweet o destinati alle aziende.
Claudio Tamburrino