CODICI, Centro per i Diritti del Cittadino, si porta avanti sul tema U-Mask paventando fin da oggi la possibilità di una class action nei confronti dei produttori delle mascherine finite al centro di una inchiesta della Procura di Milano.
U-Mask, primi passi per la class action
I fatti sono noti, anche perché deflagrati in sinergia con la copertura mediatica in tv. Alla questione si aggiunge ora la minaccia dell’associazione per i consumatori,
I consumatori devono sapere con certezza che tipologia di prodotto hanno acquistato, a maggior ragione se si tratta di un dispositivo così importante come le mascherine, indispensabile e diventato anche obbligatorio nella dura battaglia contro il Covid19
Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici
La sensazione è che si tratti di una manovra preventiva che avrebbe potuto attendere, lasciando agli inquirenti il tempo utile per effettuare le verifiche del caso: il materiale è già stato sequestrato appositamente per portare a compimento tutti i test necessari per vidimare le promesse di protezione portate avanti dai produttori.
Manfredi Zammataro, Segretario di Codici Sicilia, spiega il motivo di questa scelta: “Confidiamo nel lavoro degli inquirenti. ma intanto riteniamo doveroso agire per tutelare i consumatori, che ci stanno già contattando per avere assistenza. Il Ministero della Salute ha classificato le U-Mask come Dispositivo Medico di Classe 1, quindi come una comune mascherina chirurgica, mentre le mascherine FFP2 e FFP3 sono catalogate come Dispositivi di Protezione Individuale. Questo è il primo aspetto grave della vicenda, a cui se ne aggiunge un altro, di natura economica. Parliamo, infatti, di un prodotto in vendita al costo non indifferente di 33,6 euro, somma a cui bisogna aggiungere il ricambio del filtro, necessario dopo 200 ore di utilizzo, dal costo di circa 16 euro. Su un tema delicato come quello della salute serve la massima trasparenza. Stiamo ricevendo anche segnalazioni sulla difficoltà nell’ottenere il rimborso in seguito alla restituzione del prodotto, in quanto la società pretende di ricevere le mascherine integre, ma è chiaro che ciò non può avvenire, perché chi le compra apre la confezione per poterle provare“.
Resta il fatto che la vicenda deve necessariamente passare per il vaglio della Procura: una volta aperta la questione, gli utenti abbisognano ora soltanto di una risposta chiara circa la tutela effettiva che le U-Mask sono in grado di fornire o meno.