Per le mascherine U-Mask è scesa la scure dell’Antitrust. Il caso è deflagrato nelle settimane scorse a seguito della pubblica contestazione della reale efficacia delle mascherine (di grande tendenza e con un costo relativamente alto rispetto ad altri modelli di pari protezione): le indagini sono presto scattate, con tanto di sequestro di materiale in vendita per procedere con le relative analisi di laboratorio ed ora tocca all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato dire la propria sulla questione.
U-Mask nel mirino dell’Antitrust
La disamina AGCM è estremamente chiara nei termini:
I claim con cui le società enfatizzerebbero l’efficacia, in termini di prevenzione, delle mascherine in questione appaiono in grado di ingannare i consumatori, inducendoli all’acquisto di un prodotto privo delle caratteristiche e della capacità filtrante pubblicizzata, con conseguente potenziale pericolo per la salute. Sotto questo profilo, al prodotto U-Mask da un lato è attribuita un’efficacia protettiva (per singolo filtro) di 200 ore di utilizzo effettivo o di un anno, che non sarebbe debitamente comprovata; dall’altro, questo tipo di mascherina sarebbe impropriamente comparato con dispositivi di protezione individuale (DPI) rispetto ai quali, secondo la presentazione sul sito web, “U-Mask ha un’efficienza superiore, paragonabile a un FFP3“. Invece U-Mask non è certificata come DPI ma risulta registrata presso il Ministero della Salute come dispositivo medico di “classe I”.
Il 15 febbraio si sarebbero tenute inoltre verifiche con la Guardia di Finanza presso le sedi U-Earth Biotech Ltd. e Pure Air Zone Italy S.r.l. “Vista l’attualità della questione e la gravità della condotta“, spiega l’AGCM, “l’Autorità ha contestualmente avviato un subprocedimento cautelare, volto a verificare la sussistenza dei presupposti per la sospensione provvisoria di tale pratica, assegnando alle società un breve termine per la risposta“. La sensazione è che questo ulteriore intervento possa spianare effettivamente la strada ad una class action già ipotizzata, consentendo ai clienti di contestare gli acquisti effettuati. La palla passa ora all’azienda, la quale dovrà fornire rapidamente spiegazioni all’Autorità.