U-Mask vietate dal Ministero: certificazioni false

U-Mask vietate dal Ministero: certificazioni false

Le mascherine U-Mask devono essere rimosse immediatamente dal mercato: lo ha stabilito il Ministero della Salute dopo una verifica sulle certificazioni.
U-Mask vietate dal Ministero: certificazioni false
Le mascherine U-Mask devono essere rimosse immediatamente dal mercato: lo ha stabilito il Ministero della Salute dopo una verifica sulle certificazioni.

Un’indagine della Procura prima, una minaccia di class action poi, quindi l’intervento antitrust ed infine la parola definitiva del Ministero della Salute: le note mascherine U-Mask debbono essere rimosse dal mercato, facendo scendere con ogni probabilità il sipario sul progetto che tanta visibilità aveva trovato in molti contesti pubblici.

Mascherine U-Mask fuori dal mercato

L’intervento ministeriale sarebbe stato portato avanti a seguito di accertamenti secondo i quali la certificazione dei dispositivi sarebbe stata firmata da un laboratorio privo di autorizzazione. Il firmatario, inoltre, non sarebbe in possesso dei necessari titoli per poter concedere la certificazione stessa, aprendo dunque ad un forte vulnus nella pletora di certificazioni che il gruppo vantava sulle proprie pagine. Non viene dunque messa in dubbio l’effettiva efficacia delle mascherine (la cui entità sembra ormai essere acclarata, con una protezione pari a quella di una qualunque mascherina chirurgica e non certo pari alle promesse disponibili sul sito), ma semmai il percorso portato avanti per raggiungere la certificazione.

L’azienda dovrà ora portare avanti a proprie spese e di propria iniziativa il ritiro della merce disponibile sul mercato, con la possibilità in seguito di portare avanti un ricorso presso lo stesso Ministero o presso il TAR. L’intervento d’urgenza, spiega il ministero, sarebbe stato stabilito in virtù dell’elevata pericolosità del contesto: i clienti stanno utilizzando mascherine potenzialmente prive di qualsivoglia efficacia, ma nella convinzione di essere protetti da un DPI equiparabile almeno ad una FFP2.

La vicenda avrà inevitabilmente risvolti legali, anche in virtù della fortissima visibilità che il brand aveva ormai conquistato con partnership strategiche e con una forte esposizione televisiva.

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Pubblicato il
19 feb 2021
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