Dal luglio 2014 al novembre 2015 il colosso del ride sharing ha permesso a chiunque in possesso di un’automobile, in Olanda, di diventare un conducente attraverso la rete UberPOP. Un’attività ritenuta in violazione delle normative vigenti nel paese europeo. Oggi, a oltre tre anni di distanza dall’interruzione del servizio, Uber e l’autorità DPPS (Dutch Public Prosecution Service) trovano un accordo per porre fine alla causa legale.
UberPOP, i taxi e l’Olanda
Il gruppo stacca un assegno da 2,3 milioni di euro. La cifra è calcolata sulla base delle attività svolte da quattro divisioni della società (Uber International BV, Uber Netherlands BV, Uber BV e Rasier Operations BV) per un totale pari a 2.025.000 euro. Altri 309.409 euro sono aggiunti alla somma per via degli utili generati applicando una commissione del 20% ai guadagni degli autisti impiegati da UberPOP, formula presa di mira in Olanda dai rappresentanti del mondo taxi, così come avvenuto in altri paesi, Italia compresa. Questa la dichiarazione attribuita a un portavoce di Uber.
Abbiamo cambiato il modo di far business in tutto il mondo, ponendo l’integrità al centro di tutto ciò che riguarda la nostra attività. Siamo impegnati con l’obiettivo di diventare un buon partner per le città olandesi. Abbiamo interrotto i servizi di UberPOP nel 2015. Da allora permettiamo solo a conducenti professionisti e certificati di accedere all’app, attraverso i servizi UberX, Van e Black.
I vertici di DPPS, nell’esprimere soddisfazione per la stretta di mano, sottolineano come un responsabile di Uber che ha curato il rollout del servizio UberPOP nel paese è stato condannato a svolgere 90 ore di servizi socialmente utili, pena già scontata.
Il momento non è dei più rosei per il gruppo, in particolare per quanto concerne l’attività in Europa: a fine gennaio scorso la decisione di interrompere l’erogazione dei propri servizi nelle strade di Barcellona, in seguito all’introduzione di nuove regole fissate dalla Generalitat de Catalunya che hanno colpito, tra gli altri, anche il concorrente Cabify. Tra i paletti imposti figurano l’obbligo di attendere almeno 15 minuti dal momento della prenotazione prima di caricare il passeggero e il divieto di mostrare in tempo reale la posizione del veicolo attraverso l’applicazione mobile.