L’Assembly Bill 5 (AB5) non cambierà il cuore del modello di business di Uber: a dirsene convinto è Tony West, Chief Legal Officer del gruppo, il quale sembra presentarsi con sicurezza al cospetto della nuova normativa che in California potrebbe minare le basi della Gig Economy.
UBER: pronti a lottare
L’arringa della difesa, insomma, è pronta. Uber sostiene di aver tenuto un approccio collaborativo a più livelli, nel tentativo di scrivere le nuove norme a quattro mani con le autorità, così che con fare costruttivo si potesse giungere ad una mutua comprensione che lasciasse spazio all’innovazione. Secondo Uber sono stati garantiti guadagni minimi standard, si sono aperti ai collaboratori importanti benefit a protezione della sicurezza della persona e si è data voce diretta ai lavoratori per quanto concerne le decisioni relative ai loro introiti ed il loro impegno.
Secondo Uber lo stato della California non avrebbe compreso quanto fin qui costruito ed avrebbe pertanto perso una buona opportunità per sedersi al tavolo con le parti in causa. Uber continua a sottolineare come i propri “contractor” non siano dipendenti e che agiscano anzi in piena libertà, lavorando soltanto per alcune ore e spesso in contemporanea anche per la concorrenza. Nessuna subordinazione, dunque, e quindi nessuna necessità di assoggettare la persona a contratti di questo tipo.
Se utile, si scenderà in campo direttamente con il voto, portando le persone ad esprimersi a proposito della AB5: 60 milioni di dollari sarebbero già stati stanziati per la campagna promozionale ed ulteriori ne arriveranno, chiamando in causa i contractor e le loro famiglie per una intensa corsa al voto che possa smontare l’impianto messo in piedi dalle istituzioni del Paese.
La Gig Economy è di fronte ad una battaglia decisiva per il proprio futuro e non tirerà sicuramente in remi in barca ora.