L’High Court di Londra ha deciso che il servizio offerto dall’app di Uber è legittimo.
I giudici si sono così espressi a favore della startup a stelle e strisce in una delle cause nella quale si stava difendendo: Uber è d’altra parte occupata in quasi tutti i paesi in cui opera a vedersela con le opposizioni delle autorità e le proteste dei tassisti. Mentre, per esempio, i tassisti francesi per protestare contro gli autisti di Uber hanno messo a ferro e fuoco Parigi, in California prosegue con lo status di class action la denuncia con cui tre suoi autisti vogliono essere riconosciuti dalla startup come dipendenti ed in Italia la questione della sua legittimità è arrivata fino al Parlamento.
Nel Regno Unito Uber era invece stata trascinata in tribunale dall’associazione dei tassisti secondo cui l’app era illegale in quanto, calcolando le tariffe come con un tassametro, violava il regolamento che ne permette l’installazione solo sui Black Cab .
Tuttavia secondo i giudici l’app opera in maniera diversa e quindi non è soggetta alle stesse regole: “Un tassametro, secondo la definizione della sezione 11 del Private Hire Vehicles Act del 1998, non include un dispositivo che riceve un segnale GPS durante il viaggio, inviandoli ad un server esterno al veicolo per il calcolo della tariffa”.
Uber non dovrà dunque rischiare di adeguare la sua app ad una serie di cambiamenti proposti lo scorso mese nel Regno Unito: l’obbligo ad aspettare almeno cinque minuti dalla chiamata di una vettura Uber da parte di un utente, l’obbligo da parte di quest’ultimo di digitare preventivamente la destinazione desiderata in modo tale che l’app mostri una stima anticipata del costo della corsa e la proibizione per gli autisti a lavorare per più di un operatore.
Uber aveva definito tale proposta senza senso ed ha quindi accolto la sentenza come una grande vittoria, sottolineando come già l’organismo Transport for London (TfL) si fosse espresso chiaramente sulla distinzione tra app e tassametro e come sia necessaria una riforma del settore piuttosto che nuove regole: “Capiamo la pressione che gli autisti dei cab possano sentire da servizi come Uber, ma la risposta è da rintracciare nella diminuzione della regolamentazione che grava su di loro, non nell’introduzione di nuove imposizioni per tutti gli altri”.
L’associazione dei tassisti londinesi ha già fatto sapere che “ricorrerà in appello contro la sentenza dell’High Court”.
Claudio Tamburrino