Nuovo round di licenziamenti per Uber. Va ad aggiungersi a quello già annunciato nelle scorse settimane: altri 3.000 dipendenti rimarranno presto senza un impiego. La comunicazione allo staff è giunta nella giornata di oggi con un’email inviata e firmata dal CEO Dara Khosrowshahi. Una mossa spiegata come la conseguenza della contrazione del business conseguente alla crisi sanitaria globale.
Uber, nuovi licenziamenti e uffici chiusi
Vengono inoltre chiusi 45 uffici in tutto il mondo con l’obiettivo di ridurre ulteriormente le spese operative. Nel mese di aprile gli introiti sono scesi dell’80% circa rispetto a quelli registrati nello stesso periodo dello scorso anno. La forza lavoro del gruppo è così andata a ridursi complessivamente del 25% circa in meno di un mese. Nel conteggio non rientrano gli autisti che prestano il servizio di trasporto passeggeri poiché non considerati dipendenti. Di seguito in forma tradotta un breve estratto dalla nota dell’amministratore delegato.
Stiamo vedendo alcuni segnali di ripresa, ma è come riemergere da un buco profondo con visibilità limitata su ritmo e forma.
L’unica attività redditizia durante il periodo di crisi è stata quella di Uber Eats per il food delivery: non stupisce se si pensa che in molti, bloccati a casa, si sono affidati ai servizi di consegna a domicilio delle pietanze. Un business però non sufficientemente esteso per coprire le perdite delle altre divisioni.
[gallery_embed id=144256]
Nonostante i tagli, la società sta valutando l’acquisizione del concorrente Grubhub (sempre operante nel territorio del food delivery), almeno stando a quanto riportano alcune indiscrezioni. Al fine di contenere le uscite è anche al vaglio la possibilità di fermare o quantomeno rallentare progetti ritenuti “non centrali” come la sperimentazione sulla tecnologia di guida autonoma o quella sull’IA da destinare ai mezzi pesanti per il trasporto merci.