Via libera a Uber , almeno per quanto riguarda la app UberBlack . I giudici del Tribunale di Roma tornano sui loro passi e revocano l’ ordinanza di blocco su tutto il territorio nazionale dello scorso 7 aprile.
Restano vietati gli altri servizi, Uber Pop e Uber X , in osservanza di una sentenza del Tribunale di Torino del 22 marzo scorso. La decisione è stata presa in attuazione della volontà del Parlamento di sospendere fino al 31 dicembre alcune norme che regolano il settore del trasporto pubblico e noleggio con conducente, in attesa di un adeguamento delle stesse alle sopraggiunte novità in materia.
La notizia del semaforo verde per gli autisti di Uber ha diviso gli schieramenti. Da una parte ci sono le organizzazioni dei tassisti, che giudicano Uber un servizio abusivo: “Non abbiamo parole – è stato il commento di Federtaxi e UGL – per descrivere il nostro sconcerto per un Governo, un Parlamento, una Autorità a tutela della concorrenza e una destinata a regolare proprio i trasporti, che hanno fatto di tutto per salvare una multinazionale aspirante monopolista che vuole sottrarre il lavoro a cittadini italiani, impedendo alla magistratura di proseguire nella propria lotta all’abusivismo iniziata con le sentenze della Corte Europea del 2014 sino ad arrivare a quelle dei Tribunali di Milano e di Torino che avevano vietato Uber-Pop nel 2015 e nel 2017”.
Di tenore opposto la risposta della stessa Uber, secondo la quale “ora più che mai è forte l’esigenza di aggiornare la normativa datata ancora in vigore, così da consentire alle nuove tecnologie di migliorare la vita dei cittadini e la mobilità delle città”. Soddisfatto anche il Codacons: “si tratta di una sentenza importante che apre la strada in Italia all’utilizzo di app nel settore del trasporto pubblico non di linea e avvicina il nostro Paese al resto del mondo”, ha affermato il presidente Carlo Rienzi.
Tutti sembrano essere d’accordo sulla necessità di adeguare le norme, diventate troppo confuse dal 1992, quando sono nate, sotto la spinta delle modifiche introdotto per rispettare il diritto della UE e accontentare la categoria dei tassisti, e che non tengono conto del fatto che nel frattempo sono nate le app. A utilizzarle non è solo Uber, c’è anche una multinazionale legata a Daimler, con il servizio MyTaxi. Anche questa non piace molto ai tassisti.
Il Governo, da febbraio sta tentando di porre rimedio a questa situazione e ha prodotto una bozza di riforma, che però non avrebbe la copertura legislativa. Non è stato ancora approvato, infatti, il Ddl concorrenza, fermo da oltre due anni. Il legislatore italiano non potrà non tenere conto, però, del parere dell’avvocatura che un paio di settimane fa ha sentenziato che “l’attività di Uber deve essere considerata come un unicum che ricomprende sia il servizio di messa in contatto dei passeggeri con i conducenti attraverso l’applicazione per smartphone, che la prestazione di trasporto stessa che rappresenta, da un punto di vista economico, l’elemento principale. Tale attività non può pertanto essere scissa in due per ricondurre una parte del suddetto servizio nel novero dei servizi della società dell’informazione. Un servizio siffatto deve pertanto essere qualificato come
servizio nel settore dei trasporti”. Non si tratta solo di innovazione tecnologica, quindi, ma di un vero servizio in concorrenza con quello tradizionale . La partita, per Uber, non è affatto vinta e la strada appare ancora in salita.
Pierluigi Sandonnini