Uber ha annunciato l’avvio di un programma pilota che, con l’obiettivo di meglio assicurare la sicurezza dei propri utenti, monitorerà le abitudini di guida dei suoi autisti .
“Teniamo molto al feedback dei nostri autisti e dei nostri passeggeri, soprattutto quanto si parla di sicurezza”, si legge nel comunicato di Uber che annuncia la novità: così, i dati raccolti dal nuovo sistema di monitoraggio saranno utilizzati proprio per verificare le modalità di guida di un autista nei casi in cui un passeggero lascerà una recensione negativa .
Se, per esempio, un utente scontento riferirà di una guida particolarmente veloce, Uber potrà verificarlo combinando i dati raccolti dal GPS dello smartphone dell’autista, mentre se vi sarà un commento negativo legato ad una guida fatta di brusche frenate ed accelerazioni, tale condizione potrà essere verificata dai dati raccolti dall’accelerometro.
In futuro, dice addirittura Uber, il desiderio è quello di utilizzare GPS, accelerometro e giroscopio per migliorare proattivamente la sicurezza degli utenti , ovvero consigliando agli autisti più spericolati di rallentare la loro velocità di crociera.
Per gli autisti di Uber, in realtà, è proprio la sicurezza a mancare: in meno di un anno in tre diverse occasioni la startup ha condiviso inopinatamente o messo a rischio i loro dati personali che, nonostante tutto, si continuano ad accumulare. Ad ottobre, per esempio, la Partner App di Uber ha mostrato patente e documenti legati alle dichiarazioni fiscali dei suoi autisti. Da ultimo , poi, gli autisti Uber che si sono collegati al portale della startup per scaricare i documenti necessari alla loro dichiarazione dei redditi hanno potuto scaricare informazioni di altri utenti.
Non vi sono in realtà dettagli sul numero degli utenti coinvolti negli errori (solo un caso è stato confermato e sembra anzi che tutti abbiano ricevuto i dati di un autista della Florida), ma in ogni caso si tratta di informazioni molto sensibili, come il Social Security Number e le informazioni sulle tasse pagate. Si tratta, pertanto, di un errore che non può tranquillizzare i suoi autisti.
D’altra parte, un portavoce di Uber ha già riferito che il problema è stato causato da un bug individuato e corretto della piattaforma Partner.
Claudio Tamburrino </em