A pochi mesi dalla nomina ufficiale a nuovo amministratore delegato di Uber, Dara Khosrowshahi ha in questi giorni svelato quelli che dovrebbero essere i dettami fondamentali per la ricostruzione dell’immagine della corporation del car sharing, un “prontuario” in divenire che è stato stilato anche grazie al contributo degli stessi dipendenti dell’azienda.
Khosrowshahi ha reso pubbliche le nuove regole fondanti di Uber con un post su LinkedIn , parlando di “norme culturali” e di valori piuttosto che di tradizionale “cultura aziendale” tipica dell’imprenditoria rapace arrembante nell’hi-tech e non solo.
Che cosa si prefissa di fare un rinato Uber sotto la guida del nuovo CEO di origini iraniane? Sulla carta (digitale) le norme culturali della corporation includono impegni significativi come il respiro globale in un servizio che vuole “vivere locale”, l’ossessione per le necessità dei consumatori, il rispetto – anzi la “celebrazione” – delle differenze, la presa di responsabilità in merito ai problemi del servizio, la perseveranza, l’importanza delle idee sulla gerarchia aziendale, le tendenza a “scommettere” sul futuro. Ma sopra ogni cosa, l’Uber di Khosrowshahi promette di “fare la cosa giusta, punto.”
Le nuove norme culturali sono nate grazie alle 1.200 idee condivise dai dipendenti di Uber, riuniti attraverso 20 focus group in giro per il mondo; le regole sono state poi votate 22.000 volte fino a raggiungere la formulazione ufficiale . Che in ogni caso non è affatto “definitiva”, visto che si parla di principi in divenire che saranno aggiornati in relazione alle mutate condizioni di mercato.
Naturalmente, la speranza del nuovo management di Uber è che le neonate norme culturali permettano alla corporation di far dimenticare gli scandali sessuali , gli incidenti , le cause legali , le sospensioni del servizio e tutti gli altri eventi “funesti” che hanno in questi anni sporcato l’immagine di quella che una volta era la startup globale più promettente nata nella Silicon Valley.