Prende il via in Olanda il debutto di Uber Freight nel vecchio continente. Si tratta della piattaforma realizzata dal colosso del ride sharing per mettere in comunicazione gli autotrasportatori con le aziende che necessitano di effettuare o ricevere spedizioni. Già attiva dal 2017 negli Stati Uniti, fa ora il suo esordio ufficiale anche in Europa.
Uber Freight: camion autonomi in Europa
Il mercato europeo della logistica muove ogni anno un giro d’affari pari a 400 miliardi di dollari, terzo per valore dopo quelli Cina e USA. È però ancora oggi regolato da dinamiche che Uber ritiene poco efficienti se non addirittura obsolete: talvolta per sottoscrivere il contratto necessario a prendere in gestione il trasporto di un carico possono trascorrere giorni o settimane. L’applicazione di Freight è pensata proprio per risolvere questo problema, fungendo da intermediario tra le parti e semplificando enormemente il processo, riducendolo a pochi tap sul display dello smartphone o a pochi click sul computer.
Secondo le statistiche condivise da Uber, il 21% della distanza coperta dagli autotrasportatori nel vecchio continente durante la loro attività è percorsa senza alcun carico a bordo. Uno schiaffo al concetto di efficienza e alla volontà di dar vita a un modello più sostenibile di mobilità. L’app serve proprio a questo: a ottimizzare le tratte, aumentando gli introiti per chi guida e riducendo le spese per chi ha necessità di spedire la merce.
Il progetto Freight mette un piede in Europa partendo dall’Olanda, ma l’intenzione di Uber è quella di estenderne il raggio d’azione ad altri territori. Negli Stati Uniti è già stata scaricata quasi 330.000 volte e il 12% dei circa 350.000 autotrasportatori del paese in possesso di una regolare licenza si è registrato al servizio.
L’iniziativa non è da confondere con quella, accantonata nell’agosto scorso, finalizzata alla realizzazione di camion a guida autonoma. Un progetto tribolato, messo in campo nel 2016 con l’acquisizione della startup Otto, che ha poi risentito della causa legale intentata da Google-Waymo nei confronti del fondatore Anthony Levandowsky per la sottrazione non autorizzata di proprietà intellettuali e documenti relativi alla tecnologia self-driving impiegata.