L’imprenditore newyorkese Kevin Halpern ha denunciato per violazione di proprietà intellettuale presso la Corte Superiore di San Francisco Uber ed il suo fondatore Travis Kalanick.
Secondo la denuncia , Halpern avrebbe fondato nel 2003 una startup (ora fallita) chiamata Celluride che, in anticipo su Uber, offriva un servizio di taxi on demand basato sull’utilizzo di un’app e su autisti con le proprie macchine: nel tentativo di trovare finanziamenti avrebbe incontrato diversi imprenditori tra cui Travis Kalanick, con cui avrebbe condiviso i dettagli del suo progetto di impresa, tra cui una slide che ne descrive passo dopo passo il funzionamento.
Anche se la tempistica molto in ritardo rispetto ai fatti appare di per sé sospetta, Per questo accusa ora Uber di furto di segreti industriali e violazione contrattuale.
Un portavoce di Uber ha già ribadito che si tratta di accuse infondate contro cui l’azienda si difenderà vigorosamente: contro la figura di Halpern, d’altronde, concorre anche la sua denuncia del 2009 mossa nei confronti di Offerpal Media (ora Tapjoy) sempre per violazione di segreto industriale.
Oltre alla credibilità dell’imprenditore, la questione è legata al sistema brevettuale statunitense che considera rivendicabile, a differenza per esempio dell’Europa, anche i metodi commerciali: tutta la materia, peraltro, potrebbe essere rivoluzionata dall’accoglimento da parte dei giudici dell’interpretazione della sentenza Bilski, caso in cui la Corte Suprema ha respinto la brevettabilità di un titolo di privativa giudicato troppo astratto.
Claudio Tamburrino