Venti impiegati licenziati : è questo il primo risultato dell’indagine interna voluta da Uber e gestita assieme alla compagnia legale Perkins Coie, con quest’ultima chiamata a investigare le accuse di molestie sessuali che hanno riempito le cronache dei mesi passati.
L’indagine ha preso in esame 215 denunce di molestie e altri comportamenti illeciti presso gli uffici della società, e oltre ai 20 casi di licenziamento si è al momento arrivati a stabilire 31 casi in chi sarà necessario seguire corsi di “addestramento”; a sette impiegati è stato recapitato un “ultimo avviso”, mentre 57 casi risultano ancora sotto indagine.
1/ Today we updated employees re: Perkins Coie investigation. 20 terminated. 31 in training. 7 final warnings. 57 still under review.
– Uber Comms (@Uber_Comms) 6 giugno 2017
Uber ha dovuto affrontare un numero insolitamente alto di polemiche e denunce a seguito dell’abbandono di Susan Fowler, ex ingegnere del software che ha lasciato la società all’inizio dell’anno accusando il management di aver ignorato le sue lamentele sulle avance sessuali ricevute da un collega .
A tale riguardo, il coinvolgimento della compagnia legale Perkins Coie non è l’unica iniziativa a interessare Uber: un secondo, più esteso rapporto a opera dell’ex ministro della giustizia USA Eric Holder servirà a valutare il modo in cui la corporation potrà migliorare le condizioni di lavoro per i suoi 12.000 dipendenti.
Certo è che il momento non risulta proprio felicissimo per l’ex enfant prodige del business delle corse private a chiamata, un settore e un’azienda che negli ultimi mesi sta facendo notizia più per gli autisti da risarcire in quel di New York e le dipartite di alto profilo (tra Anthony Levandowski ed Eric Alexander , quest’ultimo per un motivo venuto a galla solo di recente) che per le questioni meramente tecnologiche o economiche.
Alfonso Maruccia