Siamo soliti associare Uber alle sue auto, ma nel futuro (e in parte già nel presente) del gruppo non ci sono solo le quattro ruote. L’acquisizione di JUMP finalizzata nel mese di aprile testimonia l’intenzione di puntare sempre più su altri mezzi di trasporto, più agili e adatti al contesto urbano, bici e scooter in primis. Una visione confermata da Nundu Janakiram, Director of Product, con un intervento sulle pagine del sito TechCrunch.
Uber e la mobilità intermodale
Parlare di mobilità intermodale non significa più gettare lo sguardo verso un futuro lontano e ancora intangibile. Il salto da quella che possiamo definire smart mobility 1.0 alla sua evoluzione 2.0 sta avvenendo sotto i nostri occhi, arrivando a concretizzarsi sul display dei nostri smartphone. Con buona pace di chi si ostina a voler frenare l’innovazione, talvolta con la forza, così da mantenere intatto il monopolio che fino ad oggi hanno detenuto alcuni business più tradizionali e che anch’essi necessiterebbero di una svecchiata.
Si passa dunque dal disporre di piattaforme che ci consigliano una sola forma di trasporto per viaggiare dal punto A al punto B a servizi che tengono conto di un’analisi del traffico in tempo reale, della disponibilità di altri mezzi nelle vicinanze e delle nostre abitudini. Ecco dunque che per spostarsi dalla periferia al centro città potrà tornarci comodo accomodarci su una vettura del ride sharing oppure scegliere di pedalare per non restare imbottigliati in coda, con un beneficio diretto anche sulle nostre tasche.
Tornando a Uber, la novità è che il gruppo inizierà a mostrare tutte queste opzioni direttamente all’interno della propria applicazione, rendendole immediatamente consultabili e fruibili agli utenti.
Una visione a lungo termine
Sorge di conseguenza una domanda: suggerendo modi diversi per affrontare il viaggio, Uber non rischia di compromettere il proprio business agevolando al scelta di alternative più economiche o meno redditizie? La risposta è ben sintetizzata nelle parole di Janakiram.
Se avessimo voluto ottimizzare il servizio per il guadagno, negli ultimi anni non avremmo mai proposto agli utenti UberX, Pool ed Express Pool.
Il gruppo ha dunque una visione a lungo termine, volta a creare una piattaforma ancor prima che a consolidare la redditività di un servizio. Dopotutto, gli importanti investimenti messi in campo nel corso degli anni su progetti come quelli legati alla guida autonoma e persino lo sforzo finalizzato alla realizzazione di un taxi volante ne sono una dimostrazione lampante.
L’intento è quello di arrivare a far sì che il vostro telefono rimpiazzi la vostra auto personale. Se vogliamo incarnare una vera piattaforma per i trasporti dobbiamo essere ovunque i nostri clienti desiderano arrivare. Il giusto mezzo per ogni contesto, il giusto mezzo per voi.
Uber ha fino ad oggi penetrato il mercato affermando il proprio brand e creando un business solido, nonostante i tanti problemi interni all’azienda e gli scontri con la concorrenza che si sono registrati un po’ in tutto il mondo. Ora la società guarda avanti, forte dell’esperienza acquisita e con l’obiettivo di plasmare un nuovo modello di mobilità, consapevole di come i competitor (Lyft su tutti) stiano facendo altrettanto.
Intende arrivarci anche attraverso l’introduzione di novità per quello che è il suo punto di contatto diretto con il cliente: l’applicazione mobile. Tra gli update in fase di rollout, oltre alla già citata migliore integrazione dei vari mezzi di trasporto, figura un box posizionato al centro dello schermo che comunica direttamente con l’utenza mostrando la possibilità di accedere a uno sconto, facilitando la ricerca di un passaggio verso la propria destinazione oppure semplicemente augurando “Good morning”.