Uber ha deciso di abbandonare i propri sforzi per approdare nel mondo dei servizi finanziari. Il gruppo, insomma, non avrà un portafoglio digitale proprio e non amplierà i propri servizi a questo ambito, sebbene per lungo tempo abbia tentato questa strada.
Uber è una realtà tanto nota quanto ancora instabile nel cercare il baricentro della propria identità. Successo clamoroso a livello internazionale nel mondo del ride sharing, brand messo nel mirino in molte nazioni per una concorrenza (ritenuta indebita) nei confronti dei taxi, servizio che in mezzo ad ogni tempesta ha cercato di reinventarsi così come lo farà questa volta.
Uber, no al digital wallet
L’annuncio arrivava in pompa magna a fine 2019:
Oggi presentiamo Uber Money, un team interno a Uber al lavoro su tecnologie e prodotti legati alla finanza che offrono valore aggiunto alla community di Uber, alla velocità di Uber.
Ecco il video con cui Uber presentava il progetto (fin quando resterà disponibile prima di una possibile rimozione da YouTube):
Ora, con una semplice mail, la CEO del gruppo, Dara Khosrowshahi, ha comunicato l’interruzione di ogni sperimentazione in questa direazione: Peter Hazlehurst lascia la guida della divisione, il team viene smantellato e il progetto Uber Money termina qui.
Uber è stata pesantemente colpita dallo shock del Covid, vedendo le proprie entrate crollare improvvisamente e perdendo così ogni sostenibilità economica di medio periodo: l’azienda ha immediatamente provveduto ai licenziamenti per sorreggersi, ma ha evidentemente dovuto fare i conti anche con le divisioni più difficili da sostenere (benché ipoteticamente promettenti). Su Uber Money erano state spese parole altisonanti, con ambizioni ed entusiasmo a profusione, ma il tutto è durato appena un inverno: la primavera si è portata via l’entusiasmo e l’estate si è portata via tutto il resto.
Uber torna a concentrarsi su trasporti e food delivery, cercando quel baricentro che ogni grande brand deve avere prima di poter ambire a qualcosa di più grande e di ulteriore.