La campagna d’Europa di Uber continua e mentre si prepara ad incontrare le istituzioni europee per far valere le proprie ragioni, incassa una vittoria in Francia, paese che finora si era dimostrato assolutamente intransigente nei confronti delle novità del suo servizio e soprattutto delle libertà che si prende rispetto alle singole normative nazionali relative al settore dei trasporti.
La Francia, infatti, aveva recepito le proteste dei tassisti prima imponendo ai conducenti Uber un ritardo di quindici minuti ad ogni chiamata assecondando le richieste dell’ Association française des taxis (AFT), e poi lo scorso agosto condannando l’app a modificare il suo sistema di fatturazione in particolare per quanto riguardava la normativa in materia di tassametro e tariffe definite con accordo pubblico.
Nonostante queste decisioni, le autorità non mollavano l’osso, continuando a monitorare il servizio e puntando da ultimo l’attenzione UberPOP per cui, in forza di alcune ipotesi di reato, la polizia ha effettuato un raid nella sede di Parigi. Una nuova legge è poi stata approvata: sembra destinata a rendere illegali i servizi offerti dall’app, in quanto proibisce in maniera assoluta l’avere attività che mettano in contatto clienti paganti con autisti non professionisti.
Quest’ultimo round sembra tuttavia esserselo aggiudicato Uber : la Corte di Appello di Parigi ha ora stabilito che il possibile bando nei confronti di Uber in forza della nuova legge deve essere sospeso e che questa deve passare l’esame di costituzionalità da parte della giustizia francese. Accogliendo le motivazioni di Uber la Corte di Appello ha ritenuto infatti da verificare che la legge non sia scritta in maniera troppo vaga (tanto da minacciare altri servizi come il carpooling) e che non contravvenga al principio della libertà di impresa.
Naturalmente si tratta ancora solo di un rinvio , che va controbilanciato con la momentanea sospensione di Uberpop in altri paesi, colpevole di mettere passeggeri su auto di altri utenti privi di qualsiasi licenza: la battaglia decisiva, dunque, si svolgerà per Uber a Bruxelles.
Proprio per questo l’azienda statunitense ha deciso di contrattaccare denunciando alla Commissione Europea Francia, Germania e Spagna per i blocchi emessi nei suoi confronti: ad essere violata, secondo l’accusa, sarebbe la normativa europea che stabilisce la libertà di impresa e il trattamento non discriminatorio di alcuni servizi rispetto ad altri .
Per il momento la Commissione si è comunque dimostrata poco incline a stare al gioco di Uber: ancor prima di entrare nel merito della questione, che si giocherà sulla definizione di Uber come servizio taxi o come operatore di una app mobile, ha ammonito l’azienda, ricordandole l’importanza del rispetto delle leggi.
Claudio Tamburrino