“L’occasione di una vita”: così Dara Khosrowshahi ha accettato la nomina a CEO di Uber decisa dal Consiglio d’Amministrazione nei giorni scorsi.
Immigrato negli Stati Uniti dall’Iran da cui la sua famiglia era fuggita all’alba della Rivoluzione di Khomeini, Khosrowshashi ha 48 anni e si è formato come Chief Financial Officer nello IAC Group. La sua esperienza più significativa è in ogni caso quella ad Expedia dove, CEO dal 2005, ha trascorso 12 anni.
“Uber sta cercando di ridefinire l’industria del trasporto su scala globale e far parte di questa storia è non solo interessante, ma un vero e proprio privilegio”, ha detto , non nascondendo che magari ci sono e ci saranno difficoltà, complessità e sfide, ma che il bello di trovarsi in questo ruolo è anche questo.
D’altra parte Khosrowshahi ha scritto anche, salutando i suoi ex dipedenti di Expedia, che certamente ha paura: dopo una così lunga esperienza ad Expedia, è un inizio del tutto nuovo frutto della “decisione più difficile della sua vita”.
Dalla sua avrà la solidità che la compagnia ha mostrato anche in questi mesi di mancanza di CEO e grandi polemiche, che si sono conclusi con una trimestrale sostanzialmente positiva . Ad aiutarlo, per il momento, anche il sostegno del CEO uscente Kalanick che si è detto entusiasta dell’arrivo di Khosrowshahi, per cui ha votato nel Consiglio di Amministrazione per quanto fatto ad Expedia e per la sua capacità di fare gruppo.
Khosrowshahi, in ogni caso, sembra determinato a prendere le redini di Uber a partire proprio dalle accuse – che hanno travolto il suo predecessore – di discriminazione sessuale e abusi sollevate all’interno della startup nei mesi scorsi e che dovranno essere affrontate.
I problemi, in ogni caso, non si limitano a queste situazioni e rischiano persino di aumentare: il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti starebbe infatti avviando un’ indagine preliminare nei confronti dei manager di Uber con l’accusa di corruzione di ufficiali stranieri .
Claudio Tamburrino