Così come annunciato nei giorni scorsi da Microsoft, anche Uber sta per riaprire gli uffici nella sede centrale di San Francisco. E anche per il colosso del ride sharing la data da cerchiare in rosso sul calendario è quella di domani, lunedì 29 marzo.
Ritorno alla normalità: anche Uber ci prova
Dopo oltre un anno di smart working i dipendenti del gruppo saranno in grado di tornare alle loro scrivanie, ma solo su base volontaria e arrivando a occupare fino al 20% delle postazioni disponibili.
Dovranno inoltre essere rispettate alcune regole base con le quali tutti noi abbiamo imparato a fare i conti dall’inizio della pandemia a oggi: obbligo di indossare sempre le mascherine, di mantenere costantemente una distanza adeguata dagli altri e di sanificare i dispositivi al termine dell’utilizzo. Divieto assoluto di accedere agli ambienti per chi ha sintomi o vive con persone che li manifestano.
I big del mondo tecnologico stanno dunque provando a sperimentare un ritorno alla normalità almeno parziale. Lo dovremo fare prima o poi tutti, non appena le condizioni lo renderanno possibile, con il prosieguo della campagna vaccinale.
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Ad ogni modo, indipendentemente dalla notorietà dell’azienda e dall’ambito di appartenenza, il futuro sembra segnato. L’adozione forzata ed emergenziale dello smart working, un anno fa, ha insegnato che il lavoro da remoto può costituire un’opportunità e, a chi non l’aveva mai sperimentato prima, che nasconde qualche insidia. Chi saprà trarre beneficio dalla lezione imparata opterà per una formula ibrida, sulla base della consapevolezza che non è la postazione in cui lo si svolge a fare di un lavoro un buon lavoro, piuttosto le persone e la visione condivisa dal team di cui fanno parte.