Con una ingiunzione preliminare la corte di Francoforte ha ordinato lo stop dell’app Uber.
Il servizio di car sharing statunitense era stato denunciato dall’associazione nazionale dei tassisti, che contestano agli autisti Uber la mancata dotazione di licenza taxi e delle necessarie assicurazioni, per la loro categoria invece obbligatorie. Peraltro, già il Comune di Berlino aveva imposto il blocco del servizio per i medesimi motivi.
Quello tedesco è solo l’ultimo fronte su cui deve scontarsi Uber: ad agosto la giustizia francese ha accolto le richieste dell’ Association française des taxis (AFT) e condannato Uber a modificare il suo sistema di fatturazione, contestato dai tassisti locali per il mancato rispetto della normativa in materia di tassametro e tariffe definite con accordo pubblico; in Italia, invece, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva già espresso parere favorevole a Uber, che i tassisti contestano nel nostro paese per il mancato rispetto della legge 21/1992, che distingue il servizio offerto dalle NCC da quello dei taxi, in particolare per l’obbligo delle prime di ricezione della prenotazione di trasporto presso la rimessa (articolo 3, comma 3, e articolo 11, comma 4).
Nel frattempo le autorità londinesi del trasporto locale hanno riferito che Uber può operare a Londra in piena legalità e a luglio , poi, Uber ha raggiunto un accordo con il procuratore generale dello Stato di New York Eric T. Schneiderman ed uno con la Croce Rossa americana per limitare il prezzo del suo servizio durante situazioni di “interruzione anomale del mercato” del trasporto pubblico e per offrire supporto alle città ed ai cittadini durante le situazioni critiche.
Se Uber – che ha già dichiarato di voler ricorrere in appello – non rispettasse la decisione preliminare tedesca subirebbe una multa da 250mila euro per ogni corsa .
Claudio Tamburrino