Uber, il noto servizio di trasporto urbano con conducente, evidenzia da un po’ di tempo una condotta altalenante: dalle efferate contestazioni da parte dei tassisti di mezzo mondo alle altisonanti battaglie legali su cui potrebbero pesare alleati sempre più insospettabili (l’ultimo l’ AGCM ); dai continui rimbalzi legislativi alle spy story degne di Hollywood. Ma quando gli onori delle cronache vengono riservate ai vertici di un’azienda ci si interroga inevitabilmente sulla bontà dei valori che permeano l’intera cultura aziendale. Al centro della notizia è questa volta l’amministratore delegato Travis Kalanick. Seguendo le raccomandazioni del procuratore generale Eric H. Holder Jr che ha svolto alcune indagini nella startup, il CEO di Uber sarebbe stato invitato a lasciare l’azienda . E il consiglio di amministrazione sembrerebbe intenzionato a seguirle.
Gli ultimi titoli scandalistici vedevano Kalanick al centro di alcune comunicazioni piccanti (risalenti al 2013) indirizzate ai suoi collaboratori. In occasione di una trasferta di lavoro a Miami, Kalanick avrebbe elargito consigli “a senso unico”. La ribattezzata Miami Letter sembrerebbe una sorta di vademecum su come richiedere prestazioni sessuali tra pari livello. “Non dovete fare sesso con un altro dipendente a meno che non abbiate chiesto alla persona di avere questo privilegio e abbiate ricevuto in risposta un enfatico ‘Si, facciamo sesso’. E a meno che non siate allo stesso livello, nella stessa catena di comando” – sarebbe scritto nelle mail. Un messaggio da CEO dai toni discutibili, anche se fatto con spirito goliardico, che aggiunto ad una serie di fosche vicende stanno appesantendo l’aria in casa Uber.
Di recente Kalanick ha dovuto affrontare una serie di problemi personali (il lutto della madre e la convalescenza del padre, entrambi vittime di un incidente in barca ) e 20 licenziamenti per casi di molestie, discriminazioni e comportamenti scorretti in seno alla sua startup. Una situazione emersa da un articolo pubblicato in un blog dall’ingegnere di Uber Susan Fowler, vittima di uno spiacevole sessismo. Non ultimo è stato allontanato un dirigente che aveva ottenuto la cartella clinica di una donna violentata in India durante una corsa con Uber su cui erano state avviate delle indagini.
Tutte queste vicissitudini avrebbero spinto il consiglio di amministrazione a valutare dapprima un intervento degli inquirenti e in seconda battuta l’intervento di consulenti esterni chiamati a sanare la situazione e rivedere se necessario la struttura interna. La prima decisione sarebbe stata quella di firmare un congedo di 3 mesi a Kalanick . A. T. Kearney, responsabile di una società di gestione e di consulenza aziendale è convinto che per l’azienda sia già l’ora di ripartire partendo da un cambio dei vertici e rivedendo la “cultura” aziendale. È ancora presto per dire se l’allontanamento di Kalanick sia da valutare come un’esigenza di identificare un capro espiatorio o la vera soluzione ai mali che affliggono la startup.
Mirko Zago