UberMedia, l’azienda di UberTwitter, UberCurrent e, da poco, TweetDeck, starebbe pensando di lanciare un proprio servizio che possa competere con Twitter .
Forte proprio dell’esperienza acquisita in questi anni di supporto agli utenti della piattaforma di microblogging, UberMedia potrebbe offrire un servizio analogo di comunicazione senza alcuni dei suoi limiti: niente caratteri contati e un interfaccia utenti più intuitiva .
Quello tra Twitter e UberMedia è un rapporto nato nel miglior spirito di collaborazione possibile e poi degenerato con il nuovo corso adottato dal tecnofringuello: le app di UberMedia hanno contribuito a creare il successo di Twitter, colmando alcune mancanze della piattaforma di microblogging e arrivando ad essere utilizzato per circa il 20 per cento dei tweet totali .
Insomma, una storia di reciproco beneficio interrotta momentaneamente a febbraio da Twitter, che ha deciso di bloccare le API di UberTwitter, UberCurrent e Twidroyd per violazione delle condizioni d’uso e del marchio del tecnofringuello, tutto a causa dell’assonanza tra i nomi, a questioni di privacy conseguenti alla possibilità di inviare Messaggi Privati più lunghi di 140 caratteri e di cambiare il contenuto di alcuni tweet degli utenti per monetizzare.
Gli osservatori hanno ritenuto che in questo modo il tecnofringuello intendesse intralciare i client di operatori terzi per spingere i propri ufficiali, chiedendo agli sviluppatori terzi di concentrarsi su diversi servizi, come quelli che offrono nuovi modi per mostrare i cinguettii.
Se fosse o meno questa l’intenzione di Twitter, la mossa potrebbe tuttavia aver spinto UberMedia a cercare di fare a meno del tecnofringuello puntando su un prodotto concorrente.
Tra le intenzioni e la realtà c’è il mare di Tweet (155 milioni) che giornalmente Twitter vede passare sulla sua piattaforma, una crescita del 282 per cento rispetto all’anno scorso. E lo sanno bene servizi come Google Buzz e FriendFeed, che non sono riusciti ad eguagliare i numeri di Twitter.
Lo sa anche UberMedia, che per questo mantiene un basso profilo e il piede in due staffe: “Il nostro desiderio è continuare a innovare sulla piattaforma Twitter e incrementare i suoi utenti”. Ma dal momento che non “si possono tenere tutte le uova in un paniere”, ritiene di non poter contare solo su Twitter. O, almeno, non dopo il temporaneo blocco delle API di febbraio.
Claudio Tamburrino