“Basta con i sistemi DRM”, annuncia il publisher videoludico Ubisoft, ma i dettagli della nuova tecnologia di protezione che la società proporrà sui suoi prossimi titoli per PC scatenano discussioni e polemiche a profusione. In realtà la protezione si sposta dal contesto locale a quello online , e le limitazioni si fanno molto più stringenti e potenzialmente invalidanti di un controllo del disco originale o un driver di controllo nascosto negli angoli più reconditi del Registro di Windows.
Il publisher di Prince of Persia , Assassin’s Creed e Far Cry , già noto per aver impiegato la protezione StarForce all’interno dei suoi vecchi titoli – salvo poi recedere dall’abitudine dopo aver collezionato critiche per ogni dove – parla di “eliminazione delle tecnologie DRM” e promette un’esperienza videoludica priva di problemi sin dal primo lancio del gioco: nessun driver installato, nessun “check” del DVD sul drive ottico e nessun limite al numero di installazioni.
Il segreto di tanta abbondanza di libertà? Legare con catenacci inamovibili l’utente e il gioco, imponendogli di contattare i server del publisher per tutto il tempo che il software rimane in esecuzione . Tra i vantaggi di questo nuovo approccio Ubisoft evidenzia la possibilità di sincronizzare i salvataggi online, installare lo stesso gioco su più computer (avendo però l’accortezza di limitarsi a giocare su un sistema alla volta) e liberarsi per sempre della fastidiosa schiavitù del disk check obbligatorio a ogni partita.
Il nuovo schema è affetto da un unico, gigantesco svantaggio, facilmente comprensibile da chiunque abbia avuto a che fare con connessioni “reali” a Internet al netto delle proposte commerciali sventolate dai provider per conquistarsi clienti: il link telematico con il mondo esterno tende a interrompersi, a perdere in stabilità e a guastarsi, senza considerare le situazioni in cui si è lontani dalla propria connessione domestica e di Internet proprio non se ne parla per i motivi più vari. L’effetto collaterale delle nuove tecnologie DRM ubique di Ubisoft (che il publisher non cita mai direttamente ma ammette per vie traverse nelle scuse preventive indicate nell’ultima parte delle FAQ del servizio) si farà sentire ogni volta che si è in viaggio magari in aereo, all’aeroporto in attesa dell’imbarco, nei luoghi non coperti da WiFi/broadband/3G e in parecchie altre condizioni in cui giocare col proprio portatile rappresenterebbe l’occasione di svago ideale non fosse per le limitazioni imposte dal publisher.
Senza una connessione permanente a Internet non si potrà più giocare nemmeno in single player , dice Ubisoft, e i prevedibili commenti al vetriolo apparsi sui forum e un po’ dappertutto in rete mettono in luce una reazione altrettanto perentoria ancorché di segno contrario: la strategia del publisher francese sarebbe quanto di più efficace possa esserci per spingere una gran massa di utenti che hanno sempre acquistato legalmente verso i prodotti pirata, che dell’abbattimento di DRM e autenticazioni obbligatorie fanno un vanto.
Ad aumentare la perplessità sulla condotta della casa francese arriva la notizia del cambio di direzione di un altro grande publisher videoludico, che dalle DRM passa ai servizi in digital delivery dedicati al retrogaming, dove i sistemi anti-copia sono banditi per statuto. Activision ha infatti aperto il suo catalogo storico allo store di Good Old Games , che a partire da Arcanum e Gabriel Knight inaugura il “mese di Activision” e promette nuove release nei prossimi giorni. E a spulciare la lista di giochi commercializzati dal publisher c’è da attendersi davvero parecchio per il videogaming senza lucchetti del futuro immediato. Con buona pace di chi come Ubisoft vorrebbe stringere a sé gamer che vogliono invece essere liberi di giocare.
Alfonso Maruccia