Ancora guai per Uplay, la piattaforma di distribuzione digitale di Ubisoft che già in passato ha dimostrato di avere seri problemi di sicurezza : questa volta il “buco” è stato identificato da ignoti smanettoni russi, e a farne le spese è nientemeno che un gioco ancora inedito sul mercato.
Usando la vulnerabilità esposta sulla Internet in lingua russa, infatti, sono stati in grado di accedere in maniera illegale ai contenuti disponibili su Uplay: la falla rende apparentemente possibile marcare come già acquistati titoli per cui non si è mai pagato, anche se il gioco non è ancora uscito, come nel caso dello spin-off vintage di Far Cry 3 noto come Blood Dragon .
A dimostrare l’autenticità dell’hack, in questi giorni in Rete è tutto un proliferare di video tratti dal gioco e copie del codice giocabile condivise via P2P (BitTorrent). Ce ne fosse il bisogno, il buco di Uplay segna un ulteriore punto a favore di chi guarda con disprezzo, scetticismo e preoccupazione al “cloud gaming” e alle connessioni always-on come metodo efficace per porre un freno alla pirateria e all’hacking (malevolo o meno) nei prodotti di intrattenimento videoludico.
Uplay è molto più di un sistema DRM Internet-dipendente, ha detto in passato Ubisoft, mentre chi si è già trovato a subire le spiacevoli conseguenze del suo utilizzo nei titoli di nuova uscita avrà la riconferma della scarsa robustezza della piattaforma in fatto di sicurezza e affidabilità del servizio.
Riguardo l’hack e il successivo leak di Blood Dragon, infine, il publisher francese ha ammesso l’esistenza del problema ma ha assicurato : nessuna informazione “personale” degli utenti è a rischio, e nell’attesa di chiudere la falla le componenti di protezione anti-copia e download sono state temporaneamente disattivate per tutti.
Alfonso Maruccia