Ubuntu, il lungo addio ai 32-bit

Ubuntu, il lungo addio ai 32-bit

Canonical ha deciso di abbandonare le distro Ubuntu capaci di girare sui processori meno recenti, ma per gli appassionati del "vetusware" non tutto è perduto. Nel mentre l'OS si aggiorna, in attesa del grande ritorno di GNOME
Canonical ha deciso di abbandonare le distro Ubuntu capaci di girare sui processori meno recenti, ma per gli appassionati del "vetusware" non tutto è perduto. Nel mentre l'OS si aggiorna, in attesa del grande ritorno di GNOME

Dalla mailing list ufficiale del Release team di Ubuntu emerge una decisione a suo modo storica, vale a dire l’ abbandono delle distribuzioni a 32-bit per le versioni principali del sistema operativo FOSS. Dimitri John Ledkov di Canonical ha imposto la rimozione delle build x86 dell’OS, una decisione che farà sentire i suoi effetti a partire dalla nuova release con numero di versione 17.10 .

L’abbandono dei sistemi a 32-bit da parte di Canonical arriva in un mercato informatico (x86) che si è in pratica convertito tutto ai 64-bit, con le CPU x86-64 (Intel e AMD) a rappresentare l’unica scelta per le diverse categorie di consumatori (desktop, server, embedded) nelle varie declinazioni di core, frequenza e funzionalità integrate.

Inoltre, ragionano da Canonical, la crescente scarsità di sistemi i386 (cioè basati su set di istruzioni a 32-bit “puro”) non permette di seguire una politica di test e controllo di qualità adeguata per quanto riguarda i prodotti desktop. Dalla prossima release di Ubuntu, quindi, il computing FOSS a 32-bit sarà sostanzialmente defunto.

O forse no: la decisione comunicata da Ledkov in realtà non si applica alle build “d-i, mini.iso, archive” del sistema, versioni che continueranno a ricevere anche gli aggiornamenti di sicurezza laddove disponibili. Anche se i 32-bit sono un mercato con sempre meno fan (Ubuntu non è la sola ad aver deciso l’abbandono) e utenti, insomma, le possibilità di scaricare una versione i386 del sistema – magari in forma “minimale” – non mancherà nemmeno nel prossimo futuro.

La prima release di Ubuntu esclusivamente a 64-bit sarà la 17.10, come detto, e anche su questo fronte ci sono novità grazie all’ arrivo della seconda beta : “Artful Aardvark”, questo il nome della release, è l’ultima beta prima del debutto della versione finale della distro Linux.

Su Artful Aardvark non è ancora presente GNOME , ma è oramai certo che lo storico ambiente desktop open source è destinato a sostituire il contestato UNITY a partire proprio dalla versione 17.10 “finale” di Ubuntu.

Sempre parlando di versioni “vetuste” o comunque non aggiornatissime di Ubuntu, infine, da Samsung confermano di aver adottato la release 16.04 del sistema come distro Linux d’elezione per la piattaforma IoT ARTIK . Ubuntu 16.04 è un OS a supporto esteso (LTS), quindi i gadget super-connessi di Samsung dovrebbero continuare a ricevere aggiornamenti fino al 2021 – tre anni di update in più rispetto a Ubuntu 17.10.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
29 set 2017
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