Nel contesto della cyberwar esplosa in concomitanza con la guerra in Ucraina, l’impiego dei droni si è rivelato fin qui essenziale per l’esecuzione delle operazioni di ricognizione e di intelligence, così come per cercare superstiti nelle aree e negli edifici colpiti dai bombardamenti. Alcune delle drammatiche immagini catturate dalle unità in volo sulle città invase o distrutte sono poi state diffuse in tutto il mondo. Ora a Kiev è stato deciso di limitare l’utilizzo di quelli forniti da DJI, per questioni riguardanti la sicurezza.
Droni DJI: utilizzo limitato in Ucraina
Più nel dettaglio, le autorità dichiarano di aver scovato alcuni problemi tecnici che potrebbero mostrare il fianco ad azioni malevole. In altre parole, glitch potenzialmente inseriti in modo intenzionale e in grado di compromettere o sabotare la difesa del paese. Sono inoltre state sollevate ipotesi a proposito di una possibile stretta collaborazione tra il produttore cinese e la Russia. Le voci sono state prontamente e più volte smentite dai vertici società. Qui sotto un post su Twitter risalente al mese scorso.
— DJI (@DJIGlobal) March 16, 2022
Per colmare il gap così creato, mettendo a disposizione le unità da impiegare sul campo, sono intervenute due aziende statunitensi. Si tratta di Skydio e BRINC Drones. Quest’ultima ha fornito un modello in grado di infrangere lastre di vetro.
Non è la prima volta che DJI finisce nel mirino di autorità o agenzie dall’inizio della guerra. Il marchio è stato oggetto di un ban da parte di una realtà commerciale come MediaMarkt, proprio per la sua scelta di rifornire i militari russi. Nel mese di dicembre, ben prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina, il brand è stato inserito nella Entity List del Dipartimento del Commercio statunitense. Il motivo è da ricercare nell’impiego delle unità da parte del Xinjiang Public Security Bureau cinese per attività di sorveglianza sulla minoranza etnica degli uiguri, nella regione dello Xinjiang.