L’inquietudine sul volto di milioni di utenti del torrentismo , dopo l’improvvisa sparizione di uno dei tracker più vasti del pianeta digitale. Le indiscrezioni sono circolate all’impazzata: i server ucraini di Demonoid messi KO da un violento attacco di tipo Denial-of-Service (DDoS) .
Misteriose difficoltà tecniche per le infrastrutture informatiche del tracker BitTorrent, colpite – almeno secondo le prime ipotesi – da un gruppo hacker con la più classica delle offensive cibernetiche. Ma la settimana da incubo per i responsabili di Demonoid sembra soltanto all’inizio.
Dopo il DDoS, le autorità ucraine avrebbero ordinato un raid per il sequestro dei server gestiti dalla società di hosting locale ColoCall. Alcuni agenti di polizia avrebbero copiato un pacchetto di informazioni contenute negli stessi server di Demonoid, dunque sigillati per la chiusura repentina del sito .
“Siamo stati costretti ad annullare gli accordi con la piattaforma”, ha spiegato alla testata specializzata TorrentFreak un responsabile di ColoCall. I vari indirizzi IP controllati da Demonoid sono stati bloccati dalle autorità locali , che avrebbero agito su pressione del governo degli Stati Uniti.
È così spuntato un viaggio intrapreso dal vice-premier ucraino Valery Khoroshkovsky al di là dell’Atlantico, con il preciso obiettivo di discutere di questioni legate al copyright. Demonoid era già finito nella lista dei nemici del diritto d’autore, quella stilata dallo US Trade Representative .
Secca la smentita dell’agenzia a stelle e strisce, che afferma di non aver mai parlato di copyright con i vertici del governo ucraino. C’è chi ha tuttavia sottolineato come i responsabili del tracker possano temere conseguenze in stile Megaupload. È davvero la fine di Demonoid? Per ora il sito risulta non raggiungibile.
Mauro Vecchio