L’Ucraina annuncia di essere da oggi pomeriggio al centro di un pesante cyberattacco la cui natura, come è facile prevedersi, è legata alle frizioni in atto con la vicina Russia. L’annuncio da Kiev arriva in ore di particolare tensione, nelle quali la speranza è quella di aver intravisto una luce in fondo al tunnel, ma senza quella svolta decisiva che tutte le parti in causa sembrano profetizzare.
E ora il cyberattacco
Ieri sera le prime parole distensive, con la Russia che ha lasciato intendere una possibile de-escalation della situazione ai confini con l’Ucraina; poche ore più tardi le parole fredde dagli USA che descrivono la situazione come congelata e non ancora in risoluzione; oggi nuove parole distensive (ma criptiche) dal Vladimir Putin che trovano corrispondenza nella tesa diffidenza di Kiev. Mentre tutte le diplomazie sono attive per risolvere l’intoppo prima che possibili incidenti possano far degenerare la situazione, ecco che le tensioni si spostano sul piano digitale.
Secondo quanto annunciato dalle autorità ucraine, ad essere colpiti sono stati i siti del Ministero della Difesa e quelli di due banche pubbliche. Si tratterebbe di un attacco di tipo DDoS (Distribuited Denial of Service) finalizzato a bloccare i servizi e colpire con effetti a cascata i server nel mirino. Il piano digitale, del resto, è rimasto protagonista degli attriti tra Russia e Ucraina per tutta la durata di questa nuova minaccia bellica: da settimane gli attacchi si ripetono costantemente, con Kiev più volte ferma nell’assicurare i cittadini ucraini circa la sicurezza con cui sono custoditi i loro dati sui server di Stato.
In queste ore di fibrillazione anche gli attacchi cracker hanno un ruolo centrale in quella che dovrebbe essere una de-escalation che Putin vuol formalmente dipingere agli occhi di un mondo che guarda con estremo timore a quanto sta accadendo. Nella giornata di oggi il rimbalzo delle borse e il crollo del prezzo del petrolio hanno fotografato una situazione in lenta distensione, ma il cyberattacco va in direzione ostinatamente contraria: la svolta può essere vicina, forse, ma non è ancora manifesta e anche la sicurezza dei server ucraini deve giocoforza rientrare in quella serie di segnali che la NATO si attende nelle ore in cui i satelliti seguono la ritirata delle truppe russe dal confine.