Roma – Sull’ultimo numero di Newsweek, la copertina e l’ articolo principale sono dedicati all’allarme udito, un argomento verso il quale l’interesse è crescente. Anche nella serie televisiva CSI, in onda in Italia in questo periodo, il calo dell’udito del protagonista Gil Grissom è uno dei fili conduttori delle puntate della serie programmata in questo periodo. Non deve stupire che l’argomento sia di attualità: mentre un tempo, ai tempi della cosiddetta “Woodstock generation” la colpa poteva essere attribuita ai concerti live, tra i principali imputati di oggi ci sono i rumori del traffico, la musica delle discoteche ma anche (e, per qualcuno, soprattutto) l’uso-abuso di cuffiette per walkman, lettori mp3 (iPod e cugini) e telefoni cellulari.
Questi dispositivi mobili, oggi diffusissimi, dispongono di molte più funzionalità – radio FM, riproduzione MP3, memo vocali – dei tradizionali telefoni fissi e pertanto sono utilizzati con maggior frequenza: vengono quindi considerati più rischiosi per l’udito, in quanto il loro output audio si trova a contatto diretto con il padiglione auricolare.
Un problema che interesserebbe l’iPod generation, dunque. L’allarme era già stato lanciato poche settimane fa dal britannico Royal National Institute for the Deaf : l’abuso di auricolari per l’ascolto di musica può provocare danni irreversibili all’udito.
Da uno studio condotto dall’Istituto è emerso che nella metropolitana di Londra, ad esempio, molti utenti di lettori MP3 alzano al massimo il volume per coprire il rumore dei convogli in movimento, che raggiunge i 90 decibel, un valore che già supera la soglia iniziale di rischio tollerabile (il volume massimo degli iPod venduti in Europa, dal 2002 è limitato a 100 decibel).
Quali sono i rimedi possibili all’incombente “epidemia” di sordità? Certamente ci vuole una certa attenzione al volume degli strumenti portatili che utilizziamo, ma a questo dovrebbe essere affiancata un’applicazione più rigorosa delle direttive europee sull’inquinamento acustico, attualmente al di sopra delle regole che fissano i decibel tollerabili nelle aree urbane (zonizzazione), e abbinata ad uno stile di vita più sano (con una certa attenzione a fattori già fonti di disagio come stress, alimentazione ricca di grassi, fumo).
In ogni caso, come riferisce in modo abbastanza lapalissiano il dottor Robert Dobie della Università Californiana di Davis , “anche trascorrendo la nostra vita in una biblioteca, il nostro udito all’età di settant’anni non potrà mai essere pari a quello dei vent’anni”.
Dario Bonacina