“Nuove regole sui termini di protezione delle registrazioni musicali”: così si apre il comunicato stampa diramato dal Consiglio dell’Unione Europea, ad annunciare l’adozione comunitaria della cosiddetta legge Cliff , che estenderà la durata del copyright di ulteriori 20 anni .
La protezione dei diritti di interpreti e produttori musicali verrà dunque garantita fino a 70 anni , come richiesto dalla vecchia gloria degli anni 60 Cliff Richard. Leggende del rock come Paul McCartney e Roger Daltrey si erano presto unite per ottenere in Europa l’adozione di una specifica direttiva a favore dell’estensione della durata dei diritti d’autore.
A nulla è valsa l’ostruzione di paesi come Belgio, Svezia e Olanda . Il Consiglio ha votato a maggioranza per il passaggio da 50 a 70 anni, sottolineando come si tratti di una decisione presa per rafforzare l’attuale livello di protezione del contributo creativo di artisti e performer del Vecchio Continente.
“Generalmente, gli interpreti iniziano la propria carriera da giovani e gli attuali termini di protezione del diritto d’autore non proteggono le loro opere nell’intero corso di vita – si può leggere nel comunicato diramato da Bruxelles – Spesso non riescono a fare affidamento sui propri diritti per prevenire o limitare quei discutibili sfruttamenti delle loro opere”.
Grande soddisfazione espressa dall’intera industria musicale, in particolare dai vertici della International Federation of Phonographic Industry (IFPI). Il chairman Placido Domingo ha sottolineato come si tratti di un’ottima notizia per gli artisti, che ora potranno beneficiare di una protezione lunga una vita. Garanzia fondamentale ai tempi delle enormi possibilità offerte dalla distribuzione digitale.
“Siamo molto soddisfatti dell’approvazione della Direttiva – ha dichiarato il presidente di FIMI Enzo Mazza – si tratta di un passo fondamentale per la tutela della creatività europea e soprattutto per gli artisti che rappresentano la produzione europea. Siamo anche grati all’Italia che ha giocato un ruolo fondamentale nella costruzione del consenso necessario a Bruxelles per ottenere questo importante risultato”.
Di avviso diverso i rappresentanti dell’ Open Rights Group , che hanno descritto la recente estensione come un autentico “disastro culturale”. “Significa che sarà molto più difficile pubblicare vecchie opere”, si può leggere in un articolo apparso sul sito del gruppo. Il Consiglio avrebbe così ignorato le raccomandazioni offerte da esperti del settore come l’accademico britannico Ian Hargreaves .
Sarà davvero un “disastro culturale”? Una cosa è certa: certe possibilità creative offerte dai nuovi strumenti digitali saranno di fatto bloccate. Si pensi ad un ipotetico mash-up di canzoni dei Beatles su piattaforme come YouTube. C’è d’altro canto chi ha sottolineato come l’80 per cento dei proventi dai diritti d’autore finisca nelle mani dell’industria discografica .
I vari paesi membri avranno ora due anni di tempo per implementare la direttiva nei rispettivi ordinamenti legislativi . Mentre si insiste sui possibili svantaggi economici di regole che farebbero del bene solo a pochi, frenando il benessere della collettività e dell’economia globale.
Mauro Vecchio