La Commissione europea ha avviato una nuova procedura di indagine sulle tasse e gli aiuti di stato illeciti , stavolta nei confronti del Lusssemburgo e di Amazon.
L’intervento segue quello già annunciato da Bruxelles nei confronti di Apple e dell’Irlanda ed è la conseguenza di un’indagine preliminare avviata lo scorso giugno nei confronti di alcuni paesi membri sospettati di aver garantito aiuti di stato a certe multinazionali attraverso una tassazione compiacente, che permette alle aziende di sfruttare il meccanismo della libera circolazione dei mezzi garantito dal mercato unico europeo: in quella sede erano stati riconosciuti come obiettivi espliciti dell’investigazione le aliquote agevolate di Lussemburgo, Paesi Bassi ed Irlanda.
Il problema è che le aziende con più divisioni ed affiliate, ed in particolare quelle il cui business si svolge in gran parte online, riescono a sfruttare diversi escamotage fiscali per pagare il meno possibile alle autorità nazionali, facendo risultare i loro introiti entro i confini fiscalmente più convenienti. Da parte loro i paesi coinvolti sfrutterebbero tali possibilità per attirare le fatturazioni delle grandi aziende, aumentando il proprio gettito fiscale e gli investimenti all’interno del proprio territorio.
Secondo quanto riferisce la Commissione Europea, come nel caso di Apple l’accusa nei confronti di Amazon è quella di aver goduto di aiuti di stato illegali da parte del Lussemburgo per quasi dieci anni.
In particolare l’azienda di Jeff Bezos, attraverso la sussidiaria Amazon EU Sàrl, avrebbe goduto dal 2003 di un accordo fiscale che le permette di limitare quanto dovuto alle autorità a meno dell’uno per cento del suo fatturato europeo totale .
Claudio Tamburrino