Un primo passo verso la definitiva armonizzazione delle regole sul copyright nei vari paesi membri dell’Unione Europea. Una nuova regolamentazione che alimenterà la diffusione dei prodotti culturali consegnando al grande pubblico in Rete una vasta quantità di “tesori nascosti”, dalla fotografia alla letteratura.
I rappresentanti del Parlamento e del Consiglio d’Europa hanno così siglato la bozza di un accordo legislativo informale, che permetterà a musei e biblioteche di digitalizzare e mettere a disposizione le cosiddette opere orfane , quelle non direttamente riconducibili ad uno specifico detentore dei diritti.
Le nuove regole comunitarie potrebbero dunque tutelare le varie istituzioni culturali da eventuali ricorsi legali per violazione del copyright, ovviamente in seguito alla precisa identificazione dei legittimi detentori. In sostanza, una biblioteca sarebbe in grado di offrire al pubblico una determinata opera orfana digitalizzata, in modalità non profit .
Non si tratta infatti della possibile commercializzazione selvaggia delle opere di padre ignoto, semplicemente uno spunto per la diffusione della cultura in Europa. Negli Stati Uniti, la strategia di digitalizzazione di Google Books è stata frenata da un giudice di New York anche per la delicata questione legata ai contenuti orfani. Nel Vecchio Continente, l’accordo preliminare annunciato potrebbe risolvere una volta per tutte la spinosa questione.
Ma che succede se un qualsiasi detentore di diritti spunta dal nulla e rivendica la paternità di un’opera già concessa ad un museo? L’accordo europeo punta alla massima tutela delle istituzioni culturali, che potrebbero pagare una somma minima dato che si tratterebbe di un utilizzo non commerciale delle opere stesse .
Ovviamente i membri di Parlamento e Consiglio hanno previsto anche un sistema basato su rigidi criteri di ricerca degli eventuali padri di un’opera. Massimo sforzo – soprattutto buona fede – nell’identificazione dell’eventuale titolare dei diritti prima della concessione. La bozza passerà ora al vaglio della Commissione Affari Legali e poi del Parlamento tutto.
Mauro Vecchio