“Quella della digitalizzazione dei libri è un’impresa erculea che ha certamente bisogno della guida del settore pubblico, ma anche, quando sarà necessario, del supporto da parte dei privati”: questa la posizione della Commissione Europea in materia di biblioteche di bit. L’esperienza delle istituzioni con il potenziale tecnologico degli investitori: un doppio sostegno invocato dalle autorità europee che dovrà concretizzarsi in un impegno da prendere al più presto per evitare ritardi nella corsa alla cultura in formato elettronico.
A parlare ufficialmente da Bruxelles è stata Viviane Reding, Commissario per la Società dell’Informazione e dei Media, che, insieme a Charlie McCreevy, Commissario per il Mercato Interno, ha annunciato una settimana di lavoro intenso per quella che è stata definita una vera e propria “sfida economica e culturale”, stimolata dal progetto digitale di Google Books che tanto ha fatto parlare di sé tra editori e istituzioni europee. “In questa settimana – si è dichiarato in un comunicato ufficiale – ne discuteremo con detentori dei diritti, biblioteche, aziende IT, associazioni dei consumatori e con ogni altro attore che avrà interesse nel trovare la soluzione migliore a questa sfida”.
La Commissione Europea ha parlato così di un compito gravoso da affrontare, visto che soltanto l’1 per cento dei libri provenienti dalle biblioteche nazionali ha indossato la veste elettronica . Bisognerà, stando a Reding e McCreevy, analizzare meglio gli interessi coinvolti, per giungere a una “soluzione veramente europea nell’interesse dei consumatori europei”. E le prime proposte al riguardo sono arrivate prontamente, attraverso le dichiarazioni della Federazione Europea degli Editori (FEP) che ha sottolineato come l’accordo tra Mountain View e autori ed editori statunitensi “non possa essere applicato al territorio dell’Unione Europea”.
La FEP ha ribadito, come alternativa a Google Books, il progetto Arrow ( Accessible Registries of Rights Information and Orphan Works ), coordinato dall’ Associazione Italiana Editori (AIE) che già aveva puntato il dito contro BigG per la presunta violazione della Convenzione di Berna sul diritto d’autore oltre che per aver sviluppato un database infarcito di errori. La soluzione avanzata da FEP porterà, stando ai suoi promotori, “benefici per tutti: autori, editori, biblioteche”.
La querelle scatenata nel Vecchio Continente ha, tuttavia, portato Google a fare qualche passo indietro, come annunciato recentemente dalla stessa azienda statunitense: libri non più disponibili sul mercato a stelle e strisce, ma ancora in vendita in Europa, non saranno inclusi nel database di Book Search . “Le parti dell’accordo hanno inviato una lettera a varie associazioni nazionali di editori per chiarire che i libri ancora in commercio in territorio europeo saranno mostrati agli utenti statunitensi – spiegano da Mountain View – solo dietro espressa autorizzazione da parte di chi ne detiene i diritti”.
Mauro Vecchio