Lussemburgo – Nomi, cognomi, indirizzi e persino numeri di carte di credito: questi ed altri sono i dati personali di ciascuno dei passeggeri che 15 minuti prima della partenza le aviolinee europee devono inviare alle autorità americane. Ma l’intesa con cui questa procedura è stata avviata non aveva sufficienti basi legali per essere firmata, e dev’essere quindi rivista.
Questa la decisione assunta dalla Corte di Giustizia europea su una delle questioni più bollenti per la privacy dei cittadini comunitari e che tante polemiche ha scatenato in passato, anche in seno al Parlamento Europeo. L’intesa con gli Stati Uniti fu infatti firmata dai ministri europei senza l’avallo dell’Europarlamento, uno “sgarbo” istituzionale che non si è ancora ricucito e che ha forse giocato un ruolo anche nell’orientare la massima corte europea.
Secondo i giudici, infatti, quell’intesa “mancava di fondamenta legali appropriate”, in particolare perché non garantisce a sufficienza gli standard di trattamento dei dati personali , in Europa più severi di quelli americani, l’accusa peraltro da sempre addotta dai tanti che hanno contestato questo accordo. A mancare, secondo la Corte, anche il fatto che nella direttiva europea sui dati personali a cui fa riferimento l’intesa non parla dell’uso di questi sistemi di archiviazione delle informazioni per finalità di sicurezza , quelle invece perseguite dalle autorità americane e che hanno fin qui “giustificato” l’operazione.
In sé la decisione della Corte non modifica la sostanza dell’accordo esistente. Questo dovrà essere rivisto entro la fine di settembre ma fino a quella data tutto potrà procedere come prima . Sia la Commissione europea che le autorità statunitensi si sono già dette all’opera per studiare la sentenza e assicurarsi che la prossima versione dell’accordo ne rispetti tutte le richieste.
Meno chiara la situazione per le aviolinee. Se non fornissero quei dati, infatti, rischiano multe salatissime da parte dell’aviazione americana, fino a 6mila dollari per passeggero. Non solo: la mancanza di quelle informazioni può rendere assai più lunga e caotica l’attesa dei passeggeri in arrivo negli USA. Se un accordo non si raggiungerà entro il 30 settembre, le linee aeree potrebbero trovarsi tra incudine e martello, da un lato le sanzioni americane e dall’altro la normativa europea sulla privacy. Ad aggravare il fatto anche i pesanti investimenti delle compagnie per aggiornare i propri sistemi informatici: un nuovo accordo potrebbe costringere a rivedere il lavoro già fatto.