L’Unione Europea vuole dar vita ad un hub contro la disinformazione online: un passo concreto, insomma, dopo tante parole che, sebbene non abbiano sfoltito completamente i dubbi relativi alla definizione stessa di “disinformazione”, hanno ben descritto il tipo di rischi che questo fenomeno è in grado di generare.
Un hub contro le fake news
In ballo ci sono 2,5 milioni di euro e lo scopo è quello di creare un European Digital Media Observatory focalizzato sullo studio della disinformazione e dei flussi che animano questo tipo di notizie. Il ruolo del gruppo è quello di rappresentare un hub univoco per lo studio del problema, con la possibilità di interfacciarsi con ambienti accademici, media, fact-checker, istituzioni e quanti altri interessati. L’hub dovrà inoltre interfacciarsi con il pubblico, poiché è tramite quest’ultimo (e su quest’ultimo) che si riverberano le conseguenze del problema.
La “call for tenders” rimarrà aperta fino al 16 dicembre prossimo, dopodiché il team potrà mettersi all’opera. L’Unione Europea userà quindi questo team come riferimento univoco per la battaglia che intende intraprendere: un sistema per monitorare l’andamento, un hub per la raccolta di informazioni, un canale per inviare segnalazioni, un database di studio da cui attingere. L’UE aveva già ad esempio avviato i lavori per un sistema rapido di segnalazione che potesse facilitare la lotta alla disinformazione (ad esempio portando le piattaforme a soffocare questo tipo di notizie e tenendo informata la politica circa le evoluzioni che il fenomeno intraprende): la creazione dell’hub completa quanto posto in essere alla ricerca di migliori protocolli d’azione.
L’obiettivo è chiaro, ma le premesse non lo sono altrettanto: come si può perimetrare esattamente il concetto di “disinformazione” nel mare magnum di sfumature che intercorrono tra il “vero” e il “falso”? La propaganda dove si inserisce e come si garantisce la libertà di espressione? Cosa è “fake news” e cosa è semplicemente non-verità, para-verità o altra-verità? Stabiliti questi paletti, il resto è studio, monitoraggio e azione. Ma occorrerà capirsi sulle premesse, basilari per avere piena e trasversale collaborazione tra istituzioni, piattaforme e cittadini. Perché mentre cause e premesse sono complesse, conseguenze ed effetti sono sotto gli occhi di tutti.
Inoltre, infine, ma con forse ancor maggior importanza: come si inquadra il giornalismo ed in quale rapporto rispetto alle piattaforme online? Ed il monitoraggio esclusivo del Web non è forse una discriminante distorta in virtù del fatto che la disinformazione può tranquillamente essere veicolata anche tramite giornali e televisioni? Si sta agendo sulle echo chamber per scelta o per preconcetto?
Troppi punti interrogativi al cospetto dell’unico punto esclamativo dell’allarme fake news: ecco un’altra importante questione su cui l’Internet Festival 2019, focalizzato sulle “regole del gioco”, potrà approfondire l’argomento.