Per una rete aperta e pulita, i vertici della Commissione Europea hanno inaugurato una fase di consultazione pubblica sulle “procedure di notifica e rimozione dei contenuti illegali ospitati dagli intermediari online”. Fino agli inizi del prossimo settembre, tutti i soggetti interessati – semplici cittadini comunitari, attivisti, detentori dei diritti e ovviamente hosting provider – potranno dunque inviare il proprio contributo compilando uno specifico questionario sul sito ufficiale ec.europa.eu .
I commissari del Vecchio Continente hanno così fissato i primi obiettivi della nuova consultazione, per lo sviluppo di solide basi legali all’interno del mercato digitale. Oltre che per contribuire alla lotta contro la proliferazione su Internet di materiale pirata . Non dimenticando l’urgente necessità di tutelare la trasparenza negli ambienti online e soprattutto la tutela dei diritti fondamentali dei netizen dei 27 stati membri.
Al centro del dibattito finisce così la nota Direttiva Europea sul Commercio Elettronico ( 2000/31/CE ), che regola il livello di responsabilità dei cosiddetti intermediari, piattaforme che ospitano contenuti caricati dagli utenti. Si parla ad esempio di portali come Facebook, Dailymotion o YouTube. Proprio il Tubo è spesso finito nel mirino dei detentori dei diritti perché ritenuto responsabile delle clip illecite caricate dai vari account , con esiti di segno opposto .
Diverso il discorso per quanto concerne i cosiddetti Internet Service Provider (ISP), ovvero quei meri fornitori di connettività che – almeno in linea teorica – non dovrebbero essere accusabili di connivenza per le violazioni del copyright su una piattaforma di hosting . Così come spiegato dalla stessa 2000/31/CE al centro della pubblica consultazione lanciata dalla Commissione d’Europa.
Ma che succede quando gli agguerriti detentori dei diritti chiedono ai vari tribunali l’imposizione di un meccanismo di filtri ai fornitori di connettività? Salta subito alla mente il caso SABAM vs Scarlet , con l’ex-Tiscali costretto a bloccare l’accesso ai file scambiati illegalmente dai propri utenti. Nel novembre 2011, la Corte di Giustizia d’Europa vedeva incompatibili il sistema di filtraggio voluto da SABAM e la Carta dei Diritti Fondamentali dei cittadini comunitari .
“Risultato: la Commissione Europea si è resa conto che non esistono più le condizioni giuridiche per imporre le misure di blocco agli ISP e si è ora concentrata sull’hosting – si può leggere in un articolo pubblicato da Innocenzo Genna su RadioBruxellesLibera – benché non abbia ufficialmente e formalmente dichiarato tale abbandono. Questa è la notizia più importante della consultazione, che la consultazione però non dice”.
Mauro Vecchio