A seguito della video-inchiesta pubblica di Greenpeace sulla problematica adozione in Italia del decreto “uno contro uno” per la raccolta dei rifiuti elettronici, arriva la risposta dell’Unione Europea. L’interrogazione, presentata dall’eurodeputato Sonia Alfano alla Commissione europea sull’esito dell’indagine pubblicata dall’associazione nel dicembre scorso, ha spinto la Commissione a chiedere chiarimenti all’Italia sull’inadeguata attuazione delle normative comunitarie relative allo smaltimento dei RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche).
Ad annunciarlo è Greenpeace, ricordando che “secondo il decreto uno contro uno il rivenditore hi-tech ha l’obbligo di ritirare gratis il prodotto usato a seguito di un nuovo acquisto”.
Nell’interrogazione l’eurodeputato Alfano, dopo aver informato la Commissione sui risultati negativi dell’indagine di Greenpeace sui centri di raccolta dei rifiuti effettuata nel 2009, ha chiesto alla Commissione – secondo quanto riferito dall’associazione ambientalista – se i risultati delle indagini di Greenpeace non ponessero dubbi sulla concreta attuazione della Direttiva sui rifiuti elettronici in Italia. È bastato poco più di un mese ed il Commissario per l’Ambiente, Janez Potočnik, ha risposto che “la Commissione chiederà alle autorità competenti di fornire maggiori informazioni in merito”.
Secondo l’indagine resa pubblica da Greenpeace, vi sarebbe stato il mancato rispetto della normativa sugli scarti hi-tech per circa la metà dei negozi intervistati . “Nel 63 per cento dei casi, inoltre – afferma il gruppo ambientalista – non veniva neanche fornita la giusta informazione ai clienti sul ritiro gratuito, nonostante il decreto fosse entrato in vigore da sei mesi”. L’inchiesta di Greenpeace, effettuata durante le festività natalizie, aveva preso in esame 107 negozi di elettronica facenti parte di grandi catene di distribuzione in oltre 30 città italiane, ovvero circa il 70 per cento del mercato nazionale del settore.
I risultati avevano portato alla luce che, a oltre sei mesi dall’approvazione del decreto RAEE, gli esercenti dei negozi in questione non avevano rispettato le regole del ritiro dell’usato “uno contro uno”. L’organizzazione aveva poi provveduto a stilare una sorta di classifica delle catene di elettronica che meglio si erano adeguate alla norma di legge.
Nel frattempo alcune di queste catene, dopo aver preso visione dei risultati della classifica di Greenpeace, hanno avviato delle opportune verifiche interne. Infatti, come ha precisato l’associazione, “online è possibile consultare la classifica aggiornata che vede Unieuro al secondo posto rispetto al penultimo, occupato lo scorso dicembre”.
“Ancora una volta – ha dichiarato Vittoria Polidori, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpace Italia – su una materia scottante come la gestione dei rifiuti dobbiamo arrivare all’Unione europea per ottenere risposte”.”È sconcertante – aggiunge Polidori – il silenzio tombale del ministero dell’Ambiente italiano che non si espone, nonostante venga sistematicamente messo a conoscenza dei risultati delle nostre indagini”.
“Ci chiediamo cosa stia aspettando il ministero dell’Ambiente a mettere l’Italia al passo con la Direttiva sui rifiuti elettronici del 2002. La fase di raccolta di questi pericolosi scarti – conclude Polidori – è determinante non solo per tutelare ambiente e salute ma anche per ottimizzare il sistema, incrementare l’occupazione e garantire il recupero, o il corretto smaltimento, di tutti i rifiuti hi-tech”.
A seguito della risposta della Commissione è intervenuta anche l’eurodeputato Alfano. “Il fatto che la Commissione abbia risposto sollevando dubbi e abbia chiesto chiarimenti al governo italiano è un risultato importante e mi auguro che questo possa portare l’Italia ad attuare nel più breve tempo possibile la direttiva europea”. L’eurodeputato si è inoltre rivolta al ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, dichiarando che “dovrebbe ascoltare Greenpeace che fa un ottimo lavoro, e non mantenere questo silenzio assordante che suona come un ammissione di colpe e responsabilità”.
Raffaella Gargiulo