Ieri la Corte di Giustizia delle Comunità europee ha sentenziato che i bollini SIAE non possano essere fatti valere come obbligo nei confronti dei privati . Una decisione “epocale”, che si deve all’ormai celebre caso portato innanzi alle istituzioni comunitarie dall’avvocato di Cesena Andrea Sirotti Gaudenzi (nella foto qui accanto) per conto di Karl Josef Wilhem Schwibbert, legale rappresentante della società KJWS (con sede a Pievesistina), imputato in un processo penale per aver commercializzato in Italia CD ROM privi di contrassegni SIAE.
Il legale italiano, che aveva ottenuto un rinvio ai Giudici di Lussemburgo dal Tribunale di Cesena sulla legittimità delle regole tecniche che prevedono l’applicazione del bollino, ha ora visto trionfare la tesi per cui quelle regole non possono essere utilizzate per confinare le attività dei privati, un elemento destinato a colpire un aspetto centrale delle attività SIAE.
Nella sentenza , la Corte spiega come le norme e le regolamentazioni tecniche che prevedono “l’obbligo di apporre sui dischi compatti contenenti opere d’arte figurativa il contrassegno SIAE in vista della loro commercializzazione nello Stato membro interessato, costituiscono una regola tecnica che, qualora non sia stata notificata alla Commissione, non può essere fatta valere nei confronti di un privato”. Una notifica che, come già sanno i lettori di Punto Informatico , non c’è stata.
Nel corso del procedimento a Cesena, infatti, l’avv. Sirotti Gaudenzi aveva rilevato che tutte le norme nazionali in tema di contrassegni SIAE avessero introdotto vere e proprie “regole tecniche” nell’ordinamento italiano, in contrasto con quanto previsto da una direttiva comunitaria (la direttiva del Consiglio 83/189/CEE del 28 marzo 1983), che prevede che ogni Stato membro che intenda adottare una normativa tecnica debba procedere alla notificazione del progetto legislativo alla Commissione delle Comunità europee. E l’avvocato scoprì che l’Italia non aveva mai adempiuto l’obbligo di notifica . A questo punto, il problema era quello di verificare se il bollino SIAE potesse essere equiparato ad una “regola tecnica”.
La Corte ha condiviso in pieno le tesi dell’avvocato del signor Schwibbert, dichiarando che le norme tecnche in tema di bollini SIAE non possano essere “opposte” ai privati. A nulla, quindi, sono valse le opposizioni formulate dallo Stato italiano e, in particolare, dalla SIAE, che – oggi più che mai – rischia di subire un “ridimensionamento”.