Il Vice-Presidente della Commissione Europea Neelie Kroes continua ad occuparsi di Net Neutrality e lo fa adesso a partire dai dati divulgati dalle Authority europee.
Nell’ottica di costituire un mercato digitale unico europeo, sia per quanto concerne l’ecommerce sia per quanto riguarda i servizi (e le infrastrutture), Kroes ha avviato già da un anno un dialogo con l’Autorità europea di vigilanza per le comunicazioni elettroniche costituita dai Presidenti delle 27 Authority degli stati membri dell’Unione Europea ( BEREC ): aveva chiesto se agli utenti fosse offerta la giusta qualità di servizio, quali tipi di blocchi fossero applicati e in quale misura.
Secondo quanto ha ora risposto BEREC, circa il 20 per cento degli operatori fissi e quasi la metà di quelli mobile offre contratti in cui si arroga la possibilità di limitare l’accesso a servizi specifici come VOIP e peer-to-peer , limiti adottati in generale o legati ai momenti di maggiore traffico.
In generale, poi, gli ISP rispondono al resto della domanda di traffico offrendo accanto a queste proposte offerte “senza limiti”, naturalmente ad un prezzo maggiore rispetto alle altre .
Quello che si chiede la Commissione è se gli utenti abbiano effettivamente capacità e possibilità di scelta.
Secondo Kroes non è propriamente così, e gli utenti hanno bisogno di informazioni e comunicazioni più chiare, soprattutto relativamente alla velocità effettivamente garantita dal servizio, e non solo relativamente a quella “massima”. Sarebbe inoltre fondamentale la possibilità di cambiare facilmente forma di abbonamento.
Inoltre Kroes dichiara di preferire forme di abbonamento ritagliate intorno alla quantità di dati trasmessi: d’altronde la limitazione del traffico a seconda del tipo di dati trasmessi prevede forme di controllo e vigilanza che mettono a rischio anche la privacy degli utenti.
Kroes, in realtà, arriva a concludere che la giusta trasparenza nelle offerte (e la facilità nella scelta da parte degli utenti) può permettere agli operatori di offrire anche abbonamenti che con la net neutrality hanno davvero poco a che fare ma che possono servire a rispondere ad esigenze specifiche degli utenti, interessati in alcuni casi in particolare ai social network, oppure alla musica o ai servizi di streaming.
Claudio Tamburrino