L'UE deve raddoppiare gli sforzi sull'AI o resterà indietro

L'UE deve raddoppiare gli sforzi sull'AI o resterà indietro

L'UE deve intensificare gli sforzi nello sviluppo dell'AI per non rimanere indietro nella competizione globale in questo settore strategico.
L'UE deve raddoppiare gli sforzi sull'AI o resterà indietro
L'UE deve intensificare gli sforzi nello sviluppo dell'AI per non rimanere indietro nella competizione globale in questo settore strategico.

L’AI si prepara a diventare il campo su cui si misureranno i principali blocchi mondiali, sia in termini di innovazione tecnologica che di competitività. L’UE non può permettersi di rimanere a guardare, ha avvertito von der Leyen, invitando gli Stati membri a raddoppiare l’impegno in termini di ricerca, sviluppo e formazione.

Solo così l’Europa potrà competere ad armi pari con i principali player globali e beneficiare a pieno delle opportunità legate all’AI. Una sfida che va raccolta senza indugi secondo la Presidente della Commissione Europea. L’intelligenza artificiale, infatti, è destinata a trasformare progressivamente numerosi settori industriali e a ricoprire un ruolo di primo piano nella crescita economica dei prossimi decenni.

L’invito a non perdere il treno dell’innovazione

La nostra competitività futura dipende dall’integrazione dell’AI nelle nostre attività quotidiane“, ha dichiarato la Presidente in un discorso al World Economic Forum di Davos, in Svizzera. “L’intelligenza artificiale può aumentare la produttività a un ritmo mai visto prima (…) Questa è la nuova frontiera della competitività. E l’Europa è nella posizione ideale per diventare un campione dell’AI industriale, utilizzata per trasformare le infrastrutture critiche“, ha insistito.

Mentre gli Stati Uniti e la Cina hanno finora assunto un ruolo guida nello sviluppo di queste tecnologie, “l’Europa deve raddoppiare gli sforzi e indicare la strada per un uso responsabile dell’AI“, ha dichiarato la Presidente della Commissione europea. A dicembre, l’UE ha approvato la prima legge per regolamentare l’intelligenza artificiale, volta a incoraggiare l’innovazione e a limitare i potenziali abusi di queste tecnologie.

L’AI Act, tra innovazione e tutela

Di fronte all’affermazione di colossi statunitensi come ChatGPT e Bard, l’UE ha dovuto calibrare il giusto compromesso fra regolamentazione e sviluppo dei propri player nascenti quali Aleph Alpha e Mistral AI. I membri dell’Unione Europea, infatti, temevano norme eccessivamente stringenti,  che avrebbero potuto ostacolare sul nascere realtà tech in rapida ascesa.

Il testo approvato introduce regole comuni per garantire la qualità dei dati utilizzati e il rispetto del copyright. Per i sistemi più sofisticati operanti in settori sensibili sono previsti inoltre standard più rigidi. Un compromesso volto a coniugare innovazione, trasparenza e tutela per cittadini e aziende.

200.000 ingegneri AI in Europa

Per Ursula von der Leyen, questa legislazione “crea un clima di fiducia” trattando separatamente situazioni “ad alto rischio” come l’identificazione biometrica in tempo reale, il che “consente l’innovazione in tutti gli altri settori“. La presidente von der Leyen ha sottolineato che l’UE ha “200.000 ingegneri con esperienza nell’intelligenza artificiale“, una “concentrazione superiore a quella degli Stati Uniti o della Cina“. Inoltre, i Paesi europei hanno “un enorme vantaggio competitivo quando si tratta di dati industriali“,  offrendo la possibilità di “formare sistemi utilizzando dati di qualità ineguagliabile“, ha aggiunto il capo dell’esecutivo europeo.

L’UE punta sull’AI condivisa e inclusiva

Nel suo intervento, von der Leyen ha posto l’accento sulla volontà di investire per facilitare l’accesso alle startup e PMI europee alla potenza di calcolo dei supercomputer comunitari. L’obiettivo è anche promuovere la creazione di spazi dati condivisi in tutte le lingue dell’UE.

n questo modo, l’Unione Europea potrà supportare concretamente lo sviluppo di un’intelligenza artificiale realmente al servizio delle persone, superando barriere geografiche e linguistiche che rischierebbero altrimenti di lasciare indietro alcune realtà e comunità. Un passo importante per un’innovazione digitale più equa e diffusa.

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Pubblicato il
17 gen 2024
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