L’Unione Europea starebbe pensando di riaprire l’ indagine nei confronti del servizio Google Street View, originariamente aperta nel 2008.
Com’è noto il servizio di mappatura di Google ha sollevato diversi dubbi legati al fatto che, insieme alle fotografie di strade e alla localizzazione delle reti WiFi aperte, finiva per raccogliere dati ulteriori, dalle targhe delle macchine parcheggiate alle persone colte nell’intimità, fino a informazioni ottenute dalle reti aperte (dati di accesso, email, cronologie di navigazione ecc).
Così già numerosi stati europei, tra cui Italia, Germania e Francia, hanno avviato azioni e chiesto a Google di visionare tutti i dati raccolti: Mountain View si è finora impegnata a collaborare, giurando sulla non conoscenza della raccolta dati illecita, ma alcuni documenti divulgati nel corso dell’indagine omologa a stelle e strisce metterebbero in dubbio la sua versione dei fatti.
In Europa è ora Jacob Kohnstamm, garante della privacy olandese e presidente del panel europeo dedicato alla privacy, a rilanciare la possibilità di un’azione comunitaria contro Google, sulla scorta proprio dei documenti pubblicati negli Stati Uniti in seguito alla chiusura del caso da parte della Federal Communications Commission (FCC) e del Dipartimento di Giustizia: in base ad essi si rileva che vertici di Google sapessero dell’iniziativa di un ingegnere ( individuato in Marius Milner da una precedente indagine) atta a raccogliere dati personali degli utenti con reti aperte.
Lo stesso motivo, peraltro, potrebbe spingere a riaprire il caso contro Street View anche le autorità britanniche e quelle tedesche .
Claudio Tamburrino