Che Telecom Italia sia pronta o meno alla separazione della rete , è una questione controversa anche a livello di Unione Europea. Nel direttivo si sono infatti formati due schieramenti: la proposta di scorporo formulata da Viviane Reding, commissario per la società dell’informazione e i media, trova l’opposizione del vicepresidente e commissario all’industria Gunter Verheugen e del commissario Antitrust Neelie Kroes.
Reding va comunque avanti per la sua strada: “La data di presentazione delle nuove norme – riferisce un portavoce – resta quella del 13 novembre. E in Commissione, come noto, basta la maggioranza”. Le ragioni degli oppositori sono le medesime già espresse dagli incumbent europei: una revisione delle norme finalizzata alla separazione sarebbe foriera di maggiore burocrazia e minore predisposizione ad investire. “La Commissione appoggia la separazione funzionale e non ha motivo di criticare il piano italiano che si muove in quella direzione” ha aggiunto il portavoce specificando che il commissario Reding ha in programma di vedere, il 16 ottobre, il presidente dell’ Authority TLC Italiana Corrado Calabrò.
AIIP manifesta la sua sorpresa in seguito alla spaccatura e alle motivazioni espresse da Neelie Kroes, ritenendo necessaria la separazione strutturale, e accoglie la proposta del commissario Reding – la separazione funzionale – come un primo indispensabile passo avanti verso un corretto quadro competitivo.: “La separazione della rete – spiega AIIP – resta una misura decisamente necessaria – anche se non sufficiente – per impedire agli ex monopolisti di riprendere l’assoluto controllo del mercato delle Telecomunicazioni e di espandere tale controllo anche ai contenuti, e quindi all’informazione e ai servizi”.
“L’esperienza della telefonia mobile – ha dichiarato il Presidente di AIIP, Marco Fiorentino – dimostra chiaramente che dietro al paravento di una concorrenza solo apparente, si nasconde in realtà un oligopolio, in cui solamente quattro operatori possono controllare efficacemente il mercato dei contenuti e quello dei servizi, avvantaggiandosi di extraprofitti vertiginosi che danneggiano la concorrenza sul mercato. Tutto questo si traduce in un grave ritardo per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico e quindi in un danno per gli utenti finali. Sarebbe drammatico se, sotto l’eventuale minaccia di un blocco degli investimenti sulle reti di prossima generazione da parte di alcuni ex monopolisti europei, tra cui Deutsche Telekom e Telefonica, la Commissione Europea decidesse di consegnare a pochi operatori il totale controllo delle nuove reti. Il pericolo di un oligopolio come questo è da scongiurare perché annullerebbe la concorrenza sui nuovi servizi e avrebbe riflessi perfino sulla libertà di espressione e di informazione”.
“Non c’è dubbio – conclude Fiorentino – che chi non accetta di investire in presenza di vincoli regolamentari volti ad assicurare il corretto pluralismo dei servizi, la libertà di espressione e di informazione, ammette di fatto di volerne esercitare il controllo. In tal caso, l’unica, estrema, soluzione sarebbe proprio il ritorno allo statalismo, con il monopolio pubblico delle reti di telecomunicazione, perché rimane comunque sempre preferibile ad un monopolio privato”.
Dario Bonacina