Bruxelles – L’hanno tenuta sotto processo per anni per l’integrazione nel sistema operativo del suo Media Player e ora, quando quella vicenda si va concludendo dopo la condanna, ripartono lancia in resta per verificare se l’integrazione in Windows di un altro componente, il browser, non rappresenti una violazione delle leggi antitrust . Sono le autorità di controllo del mercato comunitarie, che ieri hanno formalizzato l’apertura di una indagine formale nei confronti di Microsoft. A latere, hanno anche dichiarato di voler approfondire se e in che modo il big di Redmond abbia reso ai propri competitor la vita difficile nel creare middleware da integrare in Windows.
Chi provasse una sensazione di déjà vu ne avrebbe ben donde: sono proprio queste le tesi con le quali è partito il procedimento antitrust negli Stati Uniti, anche quello ormai concluso . È inevitabile dunque che nell’apertura di questa nuova inchiesta europea sui browser qualcuno voglia vederci più di quanto non sia materialmente in campo: la Commissione Europea ha sì ottenuto una condanna di Microsoft nel procedimento antitrust precedente, ma le conseguenze sulle attività del colosso di Redmond non sembrano aver mai soddisfatto del tutto i Commissari . Da qui a ritenere che dietro l’apertura di questo fronte vi possa essere un tentativo di colpire più duramente l’azienda il passo è breve. Ma la stessa Commissione ieri ha voluto mettere le mani avanti, specificando che “l’avvio di questa indagine non implica che la Commissione abbia prova di una violazione. Significa soltanto che la Commissione intende approfondire il caso con una certa priorità”.
La mossa della Commissione è naturalmente collegata alla memoria che le è stata presentata a dicembre da Opera Software : la celeberrima softwarehouse scandinava aveva bollato come anticoncorrenziale l’inclusione di Internet Explorer nel sistema operativo Windows. A detta dell’azienda, infilare IE in Windows ha limitato le libertà di scelta dei consumatori. Una memoria consegnata esattamente un mese fa, alla quale Microsoft aveva risposto affermando quanto già ribadito al di là dell’Atlantico per anni, ovvero: “Riteniamo che l’inclusione del browser nel sistema operativo rappresenti un vantaggio per i consumatori, e che i consumatori e i costruttori di PC siano già liberi di scegliere qualsiasi browser vogliano inserirvi”. Secondo la Commissione, Microsoft “è accusata di aver attuato un abbinamento illegale del suo prodotto Internet Explorer al suo sistema operativo dominante Windows . L’esposto (di Opera, ndr.) sostiene che vi è un danno continuo alla competitività dovuto alle pratiche di Microsoft, in particolare per via delle nuove tecnologie proprietarie che Microsoft è accusata di aver introdotto nel browser che ridurrebbero la compatibilità con gli standard Internet aperti e in questo modo ostacolerebbe la concorrenza”.
A suscitare attenzione anche il fatto che la Commissione ieri, come accennato, non si sia limitata a lanciare una inchiesta formale: ne ha lanciate due . La seconda potrebbe far presagire problemi più grossi della prima per il big di Redmond. La Commissione intende infatti verificare se Microsoft abbia nascosto informazioni ai competitor , in particolare a quelle imprese che volevano realizzare software compatibili con Windows. Qui si parla di big money , di Office, del framework.NET, dei servizi Internet del gigante fondato da Bill Gates.
A rendere questa inchiesta ancora più scivolosa, il fatto che la Commissione abbia specificato di volersi accertare se il formato definito da Microsoft, Office Open XML (OOXML) , “sia sufficientemente interoperabile con i prodotti dei competitor dell’azienda”. Difficile dire dove potrà andare a parare questo particolare aspetto dell’analisi ma è certo che il solo fatto che ci si lavori sopra non piacerà a Microsoft: le dichiarazioni della Commissione arrivano in uno dei momenti più caldi e importanti per OOXML . Come noto , infatti, proprio in questi giorni gli esperti ECTA devono presentare ad ISO le implementazioni di supporto per il formato OOXML affinché ISO possa valutarne l’implementazione come standard ufficiale. Trattandosi di un processo di valutazione che ha anche assunto tonalità non solo squisitamente tecniche, l’iniziativa della Commissione potrebbe pesare sulla posizione di alcuni paesi presenti in ISO nella votazione finale della proposta di standard.
Mentre per la questione dell’integrazione del browser in Windows la letteratura disponibile è già impressionante, e tutte le parti interessate vi faranno ampio ricorso, per l’altra inchiesta, quella sulla interoperabilità , in buona parte ci si trova dinanzi a terreno vergine, di certo utile per chi volesse impegnarsi in una lunga e approfondita disamina dei rapporti sul mercato di una corporation del calibro di Microsoft.
Microsoft da parte sua ha dichiarato a Punto Informatico che “intende cooperare pienamente con le indagini della Commissione europea. Forniremo tutte le informazioni necessarie e siamo impegnati ad assicurare la piena sintonia con le leggi comunitarie e con gli obblighi fissati dal Tribunale di prima istanza della Corte europea di giustizia nella sentenza del settembre 2007”.