Come anticipato dalle indiscrezioni circolate nelle scorse ore, la Commissione Europea ha formalizzato le accuse nei confronti di Google, sospettata di abusare della propria posizione dominante nell’ambito del mercato europeo dei servizi di ricerca online. L’Europa ha altresì aperto un’indagine parallela rispetto ad Android e al contratto che lega il sistema operativo ai produttori e agli sviluppatori di app.
A partire dalle prime segnalazioni pervenute all’antitrust europeo nel 2010 , la Commissione è giunta a ritenere che “Google favorirebbe sistematicamente il proprio prodotto per gli acquisti comparativi nelle sue pagine generali che mostrano i risultati delle ricerche”. Le accuse investono dunque i favoritismi nei confronti del solo Google Shopping , precedentemente noto come Froogle e “Google Product Search”. La Commissione, si spiega nel memo ufficiale , ha ritenuto che il mercato del search generalista e quello dei servizi per gli acquisti siano da considerare due mercati differenti e ha osservato come nell’ambito dei servizi dedicati allo shopping Google sia insidiato da numerosi concorrenti. Concorrenti che Google combatterebbe dispiegando il proprio potere nell’ambito del search generalista, che in numerosi paesi europei si aggiudica una quota del 90 per cento: Mountain View, a partire dal 2008 e dopo gli insuccessi di Froogle , offre al proprio servizio di comparazioni una posizione preminente nei risultati di ricerca , escludendolo dalle regole che governano gli algoritmi capaci di premiare o penalizzare i concorrenti. Secondo la Commissione Europea Google, “favorendo sistematicamente i propri servizi”, avrebbe così ottenuto sostanziosi tassi di crescita per Google Product Search e Google Shopping a danno dei contendenti, e a danno dei consumatori e dell’innovazione: “gli utenti non ottengono necessariamente i servizi di comparazione più rilevanti fra i risultati di ricerca e quell’incentivo ad innovare da parte dei concorrenti è svilito dalla consapevolezza che, per quanto di valore sia il proprio servizio, non godranno della stessa visibilità del servizio di Google”.
“Sono preoccupata che l’impresa abbia accordato un vantaggio sleale al proprio servizio di acquisti comparativi in violazione delle norme antitrust europee – ha dichiarato il Commissario europeo per la politica di concorrenza Margrethe Vestager – Google ha ora l’opportunità di convincere la Commissione del contrario.” Gli impegni assunti da Google nel corso delle indagini non sono evidentemente stati ritenuti sufficienti a garantire una reale competizione: a partire dalla comunicazione dello Statement Of Objections, la Grande G ha dieci settimane per chiedere un’audizione formale per esporre le proprie ragioni.
Mountain View si è già premurata di rivolgersi ai consumatori: in un post sul proprio blog ufficiale replica alle osservazioni della Commissione Europea evidenziando come il mercato sia cambiato, dal 2010 a oggi. La concorrenza è senza dubbio aumentata, con Google Shopping relegata ai piani bassi della classifica delle preferenze dei consumatori, e l’antitrust europeo dorebbe considerare che la partita non si gioca solo sui risultati di ricerca , ininfluenti sulla tendenza che premia sempre di più le visite dirette e il traffico generato dalle applicazioni mobile .
Google sottolinea che “Qualunque economista direbbe che non è possibile assistere a tanta innovazione, all’entrata di tanti nuovi attori del mercato a tanti investimenti in settori in cui non esista competizione o che siano dominati da una sola azienda” e al contempo snocciola dati a testimonianza dell’evolvere del mercato e dei successi dei siti dedicati agli acquisti: motivazioni che portano Mountain View ad un disaccordo “forte ma rispettoso” nei confronti delle accuse formulate dalle autorità dell’Unione Europea.
L’Europa, che ha confermato che le indagini proseguono anche sul fronte dell’advertising e dello scraping dei contenuti dei concorrenti, ha altresì ufficializzato l’apertura di un procedimento relativo ad Android , di cui si mormora fin dal 2013 : l’ obiettivo è comprendere “se Google abbia violato le norme antitrust dell’UE impedendo lo sviluppo e l’accesso al mercato di sistemi operativi, applicazioni e servizi mobili concorrenti, a danno dei consumatori e delle società di sviluppo di servizi e prodotti innovativi”. Oggetto del contendere è in primo luogo il Mobile Application Distribution Agreement (MADA), il contratto che lega i produttori OEM al pacchetto di applicazioni e servizi forniti dalla Grande G e che rischierebbe di escludere gli aspiranti concorrenti dal privilegio della preinstallazione o dalla competizione ad armi pari sullo store. L’Europa intende accertare anche se Google abbia o meno ostacolato “lo sviluppo e la promozione di versioni concorrenti di Android (cosiddetti fork)” e di conseguenza l’accesso al mercato dei sistemi operativi mobile e alle relative applicazioni e servizi correlati.
La Grande G ha una risposta anche per questi sospetti di fresca formulazione: Android, nato dalla “frustrazione” suscitata dal primo mercato degli smartphone, stagnante nelle sue logiche proprietarie, “è stato un elemento chiave per sollecitare competizione e libertà di scelta”, ha contribuito all’abbassamento dei prezzi e al moltiplicarsi dei dispositivi, oltre 18mila ad oggi sul mercato, acquistabili a meno di 100 dollari. Android è open source e gratuito per tutti, rimarca Google, anima dispositivi che vanno oltre agli smartphone e “alucni di questi dispositivi usano i servizi di Google, altri no”. Android ha innescato la competizione nel settore delle applicazioni, anche in concorrenza rispetto agli stessi servizi targati Mountain View, e a dimostrarlo ci sarebbero il milione di app presenti su Play Store e i 7 miliardi di dollari pagati agli sviluppatori e ai produttori di contenuti, che peraltro sono soliti misurarsi con diversi sistemi operativi e non esclusivamente con Android.
Riguardo agli accordi con gli OEM relativi alle app preinstallate, Google tiene a sottolineare che sono siglati per offrire agli utenti delle esperienze d’uso piacevoli fin dalla prima accensione del dispositivo e non riservano ai servizi di Google un regime di esclusiva : “i produttori di dispositivi Android installano le loro applicazioni e applicazioni sviluppate da altre aziende – argomenta Mountain View – e Android prevede molte meno applicazioni preinstallate rispetto ad Apple e ai dispositivi iOS”.
La Grande G si dice pronta ad illustrare alla Commissione Europea come “non solo Google abbia tratto benefici da Android abbia garantito”, come il sistema operativo mobile abbia saputo stimolare l’innovazione presso i produttori e presso gli sviluppatori e come gli utenti siano stati investiti dai vantaggi scaturiti da un mercato davvero competitivo.
Gaia Bottà