Dopo timide avanzate e brusche marce indietro la Commissione Europea torna a parlare di equo compenso , il flagello che dal recepimento sconnesso della direttiva EUCD impone un prelievo preventivo su supporti e dispositivi. Un prelievo per rifondere gli autori, o chi per essi, dei danni inflitti dalla legittima copia privata; un balzello che si abbatte su consumatori, sull’industria e sugli stessi detentori dei diritti.
Se ne è parlato presso la direzione generale Mercato Interno della Commissione Europea, si sono ascoltati i pareri dell’industria dei supporti e dei dispositivi, di quella dei contenuti, delle collecting society e degli autori, dei consumatori. Il commissario McCreevy, dopo due round di consultazioni pubbliche, ha istituito un forum per discutere di equo compenso . Si dibatterà per sei mesi, si traccerà un quadro della situazione, si contrapporranno i rappresentanti dei produttori e i rappresentanti dei detentori dei diritti e degli intermediari che dovrebbero tutelarli, gli uni fermamente convinti che il balzello debba essere ridimensionato in quanto alimenta un mercato parallelo che pone seri ostacoli alle loro opportunità di business, gli altri arroccati sulla difensiva, aggrappati ad un balzello al quale, rappresentando 400 milioni di euro l’anno , è difficile rinunciare.
Ferverà il dibattito e non si sprecheranno gli affondi tra le due parti coinvolte: sette rappresentanti dei detentori dei diritti contro sette rappresentanti dell’industria elettronica. Osservatore attento, un portavoce dei consumatori, indipendente. Un portavoce che rischia di rimanere tagliato fuori dalla discussione: i temi che verranno affrontati saranno vari, ma non verrà in alcun modo messa in discussione l’equità dell’equo compenso .
Il dibattito si snoderà lungo diverse direttrici , determinate dalle competenze del Commissario: fermo restando che l’equo compenso è il dovuto risarcimento per coloro che soffrono dei danni provocati dalla copia di backup di un film legittimamente acquistato e dal riversamento di file audio su un player portatile, ci si scaglierà contro coloro che trovano scappatoie alla corresponsione del balzello , contro coloro che alimentano un mercato grigio fatto di importazioni sul crinale dell’illegalità. Si dibatterà inoltre dei panorami variegati che si configurano nei diversi paesi europei, dove le società di raccolta dei diritti operano nella maniera più difforme e non sempre al servizio degli autori . Si discuterà inoltre di pirateria : l’equo compenso sulla carta è diretta emanazione della copia privata, di un uso legittimo, ma dibattere di pirateria potrebbe essere l’occasione per ragionare sulle strategie dell’industria dei contenuti, e magari per ammettere che certi ingranaggi di questo business hanno perso di efficienza e andrebbero irrorati di olio e di cultura digitale.
Dai sei mesi di quello che McCreevy ha auspicato sarà una pacato confronto di opinioni, non emergerà alcuna proposta: una relazione comunicherà alla Commissione quanto emerso dal dibattito. “Dalla Commissione è stato comunicato esplicitamente che si cercherà di intavolare una discussione fra le due parti – ha spiegato a Punto Informatico l’avvocato Marco Pierani, che presso la Commissione ha difeso la posizione di Altroconsumo e di BEUC , organismo che raccoglie associazioni di consumatori europee – il forum inizia con prospettive minime, il primo argomento affrontato sarà quello del grey market”, del mercato di importazioni illegali sviluppatosi per schivare il balzello. Non si discuterà della tutela del diritto alla copia privata, non si discuterà di come l’equo compenso possa frenare lo sviluppo del mercato dei contenuti digitali , non si mediterà di abolire il balzello che, molti lamentano , rischia di favorire semplicemente gli intermediari, a scapito dei consumatori, dell’industria della tecnologia, di un mercato più dinamico.
Pierani non è ottimista, ritiene che sei mesi, per di più a ridosso delle elezioni per il Parlamento Europeo, non siano che un punto di partenza. E osserva che in Europa si pensa e si lavora ancora “per compartimenti stagni”, anche quando si affrontano tematiche complesse come quelle relative al diritto d’autore: parla della Content Online Platform , il tavolo di discussione che in parallelo al Forum ha già iniziato a discutere dell’industria dei contenuti nell’era del digitale. Il rischio sembrerebbe essere quello di una duplicazione degli sforzi e di un agire sconnesso. Ma Pierani riconosce che i tentativi di affrontare il discorso si stanno moltiplicando: si sta diffondendo la convinzione che sull’attuale mercato dei contenuti non è solo il consumatore a perdere, e “parlare di questi argomenti non è più tabù”.
Gaia Bottà